Osservatorio Agri&Food di CremonaFiere – Notiziario dell’8 Ottobre 2013

>> BOVINI: Meno vacche, più latte e aziende più grandi. Così cambierà il volto degli allevamenti

>> SUINI: La suinicoltura europea punta ad incrementare la quota riservata all’export

>> POLLI: Benessere animale e aviaria, per gli allevatori i costi sono a sei zeri

>> AMBIENTE: Dal Progetto Re Sole la conferma, produrre energia rinnovabile fa bene all’ambiente e al reddito aziendale

 

BOVINI

Meno vacche, più latte e aziende più grandi. Così cambierà il volto degli allevamenti

In dieci anni il numero di stalle di vacche da latte, in Italia, si è dimezzato. Erano 61mila nel 2003, oggi sono 37mila (-38%). Un andamento che non ha risparmiato la terra dove si produce il Parmigiano Reggiano, l’Emilia Romagna, dove dal 2000 al 2010 gli allevamenti sono passati da 4.790 a 3.800 unità. Unico dato positivo i quantitativi di latte prodotto, rimasti praticamente invariati: 10,8 milioni di tonnellate/anno.

Si presume che nei prossimi 20 anni, nel comprensorio del Parmigiano Reggiano, le dimensioni aziendali conosceranno un ulteriore aumento, analogamente a quanto si prevede accadrà per la produzione di latte che per effetto dell’abolizione delle quote (31 marzo 2015) dovrebbe conoscere un incremento di circa il 10%. Caleranno invece, fino alla loro definitiva scomparsa perché ritenute non competitive, le aziende con meno di 50 vacche/cad.,

 

SUINI

La suinicoltura europea punta ad incrementare la quota riservata all’export

I Paesi europei maggiori produttori di suini guardano all’export come alla vera grande opportunità di business. E questo nonostante la consistenza numerica di scrofe e suinetti viri verso una significativa diminuzione. In Italia, nel 2012, le prime sono calate sull’anno precedente dell’8,38% assestandosi a 509.379 capi e per quest’anno, pur contenuta, la riduzione continuerà. Stessa situazione in Germania, dove però aumentano il numero dei suini da macello e la produttività. La Cina sembra essere la destinazione privilegiata: nel primo semestre di quest’anno la Germania ha esportato il 58,9% di carne in più rispetto all’anno scorso. Una tendenza che interessa la Spagna, la Francia, il Belgio. Calano i consumi interni in tutti i Paesi della Ue e aumenta il tasso di autoapprovvigionamento come in Francia, 108%, in Belgio, 260%, dove l’aggregazione degli allevatori consente di guardare alla competitività internazionale come a una opportunità da sfruttare.

 

POLLI

Benessere animale e aviaria, per gli allevatori i costi sono a sei zeri

Alla data del 1 gennaio 2012, quando la normativa sul benessere animale delle ovaiole è entrata in vigore a livello europeo, circa 17 milioni dei 49 capi prodotti in Italia vivevano ancora in gabbie convenzionali. La procedura di infrazione sancita da Bruxelles ha dato tempo fino al 30 giugno scorso per procedere con l’adeguamento e oggi si può affermare che tutti gli allevamenti italiani sono a norma. Secondo le stime di Assoavi (Associazione nazionale allevatori e produttori avicunicoli) i costi che gli allevatori hanno dovuto sostenere per l’adeguamento si aggirano intorno ai 700 milioni di euro. Intanto l’emergenza legata all’influenza aviaria esplosa nelle province di Ferrara e Bologna nelle scorse settimane sta rientrando e nei prossimi giorni si procederà con la conta ufficiale dei danni: si parla di alcune decine di milioni di euro. Risalgono le quotazioni delle uova e complice una maggiore richiesta di prodotto nazionale e un calo del costo delle materie prime in poche settimane si è passati da 0,70-0,80cent./kg a 1,20-1,30euro/kg., compensando positivamente i costi di produzione.

 

AMBIENTE

Dal Progetto Re Sole la conferma, produrre energia rinnovabile fa bene all’ambiente e al reddito aziendale

Si è concluso a fine agosto il progetto triennale denominato Re Sole, coordinato dal Crpa di Reggio Emilia (Centro ricerche produzioni animali) e finanziato dalla Regione Emilia Romagna. Sono state coinvolte 500 aziende di bovine da latte, 200 di suini e 150 di avicoli. Dopo una prima parte in cui sono stati raccolti i dati sui consumi energetici di ogni azienda, si è proceduto con una indagine analitica che ha portato a risultati interessanti. Circa il 90% degli allevatori vede nel fotovoltaico la soluzione migliore per produrre energia rinnovabile. Chi ha installato un impianto prima della stretta creditizia, sfruttando i vari conti energia che si sono succeduti, ha potuto supplire all’assenza di credito: oggi più che mai comunque il ricorso alla produzione di energia rinnovabile attraverso l’installazione di impianti fotovoltaici o di biogas favorisce una valida integrazione al reddito aziendale.