>> BOVINI: Studio Ismea-CremonaFiere per il dopo-quote, ciò che accadrà non spaventa, ma il 31% degli allevatori pensa che molte aziende chiuderanno
>> SUINI: La Cun continua ad andare deserta per assenza dei macellatori, l’assessore regionale Gianni Fava sollecita di nuovo il ministro per una presa di posizione
>> POLLI: Dalla biosicurezza in allevamento la miglior prevenzione per impedire il dilagare di malattie e ridurre l’uso dei farmaci
>> AMBIENTE: Attesa per lo studio condotto da Ispra, Le zone vulnerabili da nitrati potrebbero essere riscritte
BOVINI
Studio Ismea-CremonaFiere per il dopo-quote,
ciò che accadrà non spaventa, ma il 31% degli allevatori pensa che molte aziende chiuderanno
In occasione della 68ma edizione della Fiera Internazionale del Bovino da Latte svoltasi a CremonaFiere dal 24 al 27 ottobre 2013, sono stati presentati i risultati di un’indagine condotta da Ismea in collaborazione con CremonaFiere, relativa a come gli allevatori italiani vedono il futuro delle loro aziende dopo la fine del regime delle quote latte, prevista per il 31 marzo 2015.
La ricerca ha coinvolto 240 aziende zootecniche e si è svolta nei mesi tra giugno e luglio 2013. Nonostante dalle risposte non sia emerso un atteggiamento di forte preoccupazione, sono interessanti le percentuali registrate rispetto alle principali conseguenze che scaturiranno dall’abolizione del regime delle quote. Il 31% degli allevatori intervistati ritiene che si andrà verso una chiusura delle aziende; il 17% vede un futuro incerto; il 15% crede che si verificherà un crollo del prezzo del latte; il 13% teme il dilagare di speculazioni all’interno della filiera; il 12% pensa che non si avrà nessun cambiamento; il 5% è convinto che il mercato migliorerà; il 3% pensa che gli “onesti” verranno penalizzati e il 3% teme che verrà importato più latte estero.
SUINI
La Cun continua ad andare deserta per assenza dei macellatori, l’assessore regionale Gianni Fava sollecita di nuovo il ministro per una presa di posizione
Da diverse settimane ormai i macellatori non si presentano al tavolo della Cun (Commissione Unica Nazionale) che si svolge alla Borsa Merci di Mantova ogni giovedì. Una latitanza volontaria che impedisce alla Commissione di stabilire il prezzo dei suini da macello, quelli destinati alla trasformazione in Prosciutto di Parma e San Daniele.
All’Assemblea straordinaria dei suinicoltori svoltasi a Italpig (CremonaFiere 24-27 ottobre 2013) l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, si era fatto carico di sensibilizzare il ministro per le Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, affinchè prendesse una posizione netta e chiara rispetto a questa vicenda. “Siamo ancora in attesa di azioni efficaci e tempestive da parte del ministro – è la dichiarazione di queste ultime ore dell’assessore Fava – su questioni che non possono essere ulteriormente procrastinate”, dichiarazione che sta a significare il totale silenzio del ministro. Per questo “sia almeno il dicastero del quale il ministro ha la responsabilità a convocare un vertice – ha sottolineato Fava – o ad affidare alle regioni la competenza della Cun. La Lombardia è pronta ad assumere ulteriori compiti”.
POLLI
Dalla biosicurezza in allevamento la miglior prevenzione per impedire il dilagare di malattie e ridurre l’uso dei farmaci
La salute del bestiame in allevamento è un elemento imprescindibile per tutelare la salute del consumatore. La biosicurezza ha garantito il raggiungimento di risultati importanti come la produzione, nel 2012, di oltre 12 miliardi di uova.
Un dato particolarmente importante che secondo Alessandra Piccirillo del Dipartimento Sanità Pubblica dell’Università di Padova “si deve al miglioramento generale registrato anche nell’allevamento delle galline ovaiole come in altri settori dell’avicoltura. Un miglioramento determinato dall’interazione di più fattori, quali la biosicurezza nel senso più ampio del termine, la nutrizione, la selezione genetica e il management”.
In questo contesto si inserisce un altro elemento fondamentale: la gestione del farmaco “regolamentata da normative europee – ha dichiarato Piccirillo – In Italia abbiamo probabilmente il sistema sanitario veterinario più avanzato ed efficiente perché il controllo degli allevamenti, del farmaco e degli alimenti di origine animale spettano a veterinari pubblici, contrariamente a quanto avviene nella maggior parte dei Paesi Europei”.
AMBIENTE
Attesa per lo studio condotto da Ispra,
Le zone vulnerabili da nitrati potrebbero essere riscritte
Da tempo si parla della possibilità, o meglio ancora, della necessità di riperimetrare le aree vulnerabili da nitrati alla luce dei risultati emersi dagli ultimi studi condotti dalle Regioni della Pianura Padana interessate dagli effetti conseguenti l’applicazione della Direttiva Nitrati, Lombardia in testa. Nelle aree vulnerabili da nitrati l’obbligo di spandere 170kgazoto/ha/anno è una imposizione che spesso fa a pugni con i quantitativi di reflui prodotti dalle aziende zootecniche e con i terreni a disposizione.
In più, e forse soprattutto, non è escluso che le ricerche in corso da parte di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), arrivino a dimostrare che la responsabilità dell’inquinamento da nitrati non sia tutta addebitabile alle aziende zootecniche, ma anche ad altre fonti finora poco o nulla considerate.
Ispra sta ultimando le sue ricerche e i risultati al momento attesi potrebbero riservare delle sorprese. Un flop invece va attribuito alle domande giunte alle Regioni, soprattutto Lombardia ed Emilia Romagna, relative alla richiesta della deroga alla Direttiva Nitrati, quella che in pratica permetterebbe di aumentare la quota di azoto da spanderr a 250kg/ha/anno.
Sia per il comparto bovino che ancor più per quello suino le domande si contano in un numero totale di poche decine. I dirigenti della Regione Lombardia concordato nell’affermare che i numerosi vincoli e restrizioni imposti per concedere la deroga abbiano in realtà svolto un’azione fortemente disincentivante nei confronti dei richiedenti.