>> Direttiva nitrati, archiviata la procedura di infrazione
che Bruxelles aveva avviato nel 2006
Il credit-crunch colpisce anche il mondo agricolo,
nel secondo trimestre dell’anno finanziamenti giù del 7,1%
Con una contrazione del 7,1% rispetto allo stesso periodo del 2012, i finanziamenti bancari erogati nel secondo trimestre quest’anno al settore agricolo si sono fermati a 660,5 milioni di euro. Lo rende noto Ismea al termine dell’elaborazione dei dati Sgfa (Società gestione fondi per l’agroalimentare). Il Nord Ovest e le Isole sono le aree che hanno registrato la flessione più marcata, pari rispettivamente al 29 e al 24% su base annua, mentre nel Centro Italia e nel Nord Est la riduzione è stata rispettivamente del 12 e del 7%. Positiva invece la situazione nel Sud del Paese, dove i finanziamenti sono aumentati di circa il 40% su base annua. L’indagine Ismea evidenzia inoltre che la diminuzione dei finanziamenti ha colpito maggiormente quelli di medio-lungo periodo, che rappresentano in ogni caso l’80% del totale, mentre i prestiti a breve sono invece aumentati. Si riduce quindi la tendenza degli agricoltori ad investire, ma parallelamente aumenta il fabbisogno di liquidità per governare la gestione ordinaria dell’azienda e per ristrutturare il credito medesimo.
Tutte le regioni consegnano meno latte ai caseifici
E le Dop riducono il numero di forme marchiate
Agea informa che nei primi sei mesi dell’anno, rispetto allo stesso periodo del 2012, le consegne di latte ai caseifici hanno registrato una diminuzione di oltre il 3%, pari a 5 milioni e 619mila tonnellate di prodotto. La Lombardia ha fatto segnare un -2,5%, Emilia Romagna e Piemonte -2,7%. Ma in Friuli Venezia Giulia si è arrivati a -5,9%, in Veneto a -4,7% in Lazio a -5,4%, in Campania a -4,9% e addirittura nelle marche si è toccato un -10,32%. Per quanto riguarda i formaggi Dop italiani più importanti, Parmigiano Reggiano e Grana Padano, da gennaio a settembre 2013 i listini hanno registrato una flessione che per il primo ha oscillato in media intorno a 71cent./kg, pari a un -7,5%, per il secondo il calo si è assestato intorno a 66cent./kg, equivalente a -9% sullo stesso periodo del 2012. Secondo i dati diffusi dai Consorzi di tutela, nei primi otto mesi dell’anno il numero di forme di Parmigiano Reggiano marchiato 2013 è calato dell’1,2%, mentre per il Grana Padano si è arrivati a una riduzione del 5,6%.
Le famiglie italiane consumano meno carne suina e salumi
Intanto a ottobre precipita la redditività degli allevatori
La crisi dei consumi alimentari continua a stringere la morsa sulle famiglie italiane. Nel periodo gennaio-settembre 2013 infatti, gli acquisti domestici di carne suina e di salumi hanno marcato una forte riduzione. Lo rende noto l’Anas (Associazione nazionale allevatori suini) dopo aver elaborato i dati forniti da Ismea. In termini di quantità, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, la carne fresca ha registrato un -3,7%, i salumi Dop/Igp -1,1% e i non marchiati -0,8%. A questi dati preoccupanti si lega la redditività degli allevatori, che secondo l’elaborazione condotta mensilmente da Crefis (Centro ricerche economiche sulle filiere suinicole) nel mese di ottobre ha segnato un drammatico -10,6%, peggiorando parallelamente quella tendenziale annua stoppata a un -6,7%. E continua il momento negativo dei prosciutti Dop, con la redditività del Prosciutto di Parma che sempre a ottobre ha segnato -2,3%, mentre è migliorata quella dei prosciutti non tutelati, +1,3%.
Direttiva nitrati, archiviata la procedura di infrazione
che Bruxelles aveva avviato nel 2006
La Commissione europea ha archiviato la procedura di infrazione aperta nei confronti dell’Italia nel 2006 causa il mancato recepimento della Direttiva nitrati. Una notizia che molto presumibilmente precede la futura archiviazione di un altro fronte aperto da Bruxelles ben più recentemente, febbraio 2013, relativamente a un comma del cosiddetto Decreto Sviluppo che di fatto aveva sospeso per un anno il limite di spandimento dei 170kg/ha/azoto/anno nelle zone vulnerabili. Concessione che, va ricordato, le regioni maggiormente interessate come Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto non hanno comunque adottato. Ad oggi le zone vulnerabili in Italia interessano 1 milione e 788mila ettari a fronte dei 3 milioni richiesti da Bruxelles. Ad ogni buon conto in Lombardia, con le sue 8.700 aziende di bovine da latte, le 2.200 aziende suinicole e i 1.100 allevamenti avicoli, le zone vulnerabili sono passate dal 23 al 56% di tutto il territorio agricolo.