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LATTE
I formaggi italiani piacciono. Buoni i risultati dell’export
Clal, Società di consulenza con sede a Modena che eroga servizi nel comparto agroalimentare, in particolare nel settore lattiero-caseario, ha diffuso in questi giorni i dati relativi ai quantitativi esportati e ai prezzi spuntati nel 2013 per i principali formaggi italiani, evidenziando le variazioni registrate rispetto all’anno precedente. Scopriamo così Parmigiano Reggiano e Grana Padano, insieme, hanno esportato in quantità 78.107 tonnellate di prodotto, (+5,91%) con un prezzo medio di 9,84euro/kg: -5,51% sul 2012. Tutte positive, in quantità, le rilevazioni degli altri formaggi nazionali più conosciuti: Asiago, Montasio, Caciocavallo, Fontina, Mozzarella, Ricotta, Provolone, Taleggio, Gorgonzola, Formaggi stagionati non dop, con aumenti addirittura a due cifre per i formaggi freschi tra cui il mascarpone (+19,26%) e la mozzarella e la ricotta (+13,66%). Unico dato negativo quello relativo al Pecorino e al Fiore sardo con 16.830 tonnellate esportate pari a una riduzione del 6,35% sul 2012. Relativamente alle quotazioni, proprio questi ultimi formaggi hanno registrato invece l’incremento maggiore, 7,29euro/kg (+11,52%), mentre ai già citati Parmigiano Reggiano e Grana Padano, nella diminuzione delle quotazioni bisogna aggiungere i formaggi freschi compreso il mascarpone, 4,65euro/kg (-2,99%), quelli stagionati non dop, 6,68euro/kg (-5,24%). Buone le valutazioni per Asiago, Montasio, Ragusano, Caciocavallo che hanno incassato una media di 6,59euro/kg (+3,70%) e del Provolone, 6,33euro/kg (+2,50%).
SUINI
Frenano i consumi e gli acquisti di carne e salumi
L’Anas (Associazione nazionale allevatori suini) rende noto che secondo i dati pubblicati da Ismea il consumo di carne suina fresca nel periodo gennaio-novembre 2013 è diminuito del 2,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il calo è da imputare alla diminuzione dei consumi delle carni fresche elaborate (-18,5%), mentre si conferma un trend in crescita per le carni suine fresche naturali (+4%). Per quanto riguarda gli acquisti domestici di salumi la riduzione complessiva delle quantità acquistate è risultata pari all’1,1%, con un -1,4% per quelli dop e un -1% per i non marchiati. I prosciutti del circuito tutelato, sempre relativamente ai consumi domestici, hanno incassato una contrazione del 2,2%, mentre per quelli non marchiati la riduzione è stati pari al 3,3%. Leggermente positivi gli acquisti legati al prosciutto cotto: +0,8%. Sempre in tema di acquisti, le elaborazioni diffuse dall’Anas parlano di una contrazione dello 0,8% per quanto riguarda la carne suina fresca, mentre quella naturale è in aumento del 9,3%. In calo anche gli acquisti della carne suina elaborata: -17,5%. In aumento la spesa per l’acquisto di salumi a denominazione di origine (+1,5%), in flessione invece quella legata all’acquisto di salumi non marchiati (-0,5%). Infine i prosciutti. Per quelli Dop la spesa è calata dell’1,2%. Per quelli non marchiati la contrazione è stata del 5,5%.
AGROALIMENTARE
La ricetta di De Castro per crescita e competitività
Un salto di qualità a livello organizzativo, logistico e di marketing. E’ questo quello che sollecita Paolo De Castro al comparto agroalimentare italiano per favorire la crescita e la competitività sia in Europa che al di là dei confini del Vecchio Continente. L’occasione è stato l’incontro organizzato nei giorni scorsi da Edizioni Informatore Agrario tra il Presidente della Commissione agricoltura al Parlamento Europeo e alcuni tra i più importanti rappresentanti del settore. “Nel 2013 – ha dichiarato De Castro, parole poi riportate in una nota diffusa a margine dell’evento – l’export agroalimentare italiano ha toccato il suo massimo storico arrivando a 33,4 miliardi di euro: +5% sul 2012 e addirittura +78% rispetto al 2002. Purtroppo però, a dispetto di questo record sono ancora poche le imprese che riescono ad esportare. Basti pensare che nell’industria alimentare non sono più del 12%”. De Castro ha parlato anche delle trattative in corso a Bruxelles rispetto alla internazionalizzazione. “Oggi assumono rilevanza strategica gli accordi commerciali internazionali su cui sta lavorando la Ue – ha affermato – Mi riferisco soprattutto a quelli bilaterali in corso con Stati Uniti, India e Giappone. In particolare con i primi, la Comunità prevede che la conclusione dell’accordo potrebbe portare a far aumentare le esportazioni comunitarie del 15% da qui al 2017, il che significa 1,7 miliardi di euro. Ancora più promettente il Giappone, rispetto al quale si stima una crescita del 137% pari a 5,9 miliardi di euro l’anno. Relativamente al nuovo Regolamento sull’informazione e promozione dei prodotti agroalimentari – ha concluso – la dotazione finanziaria dovrebbe essere pari a 61,5 milioni di euro per il primo anno per poi arrivare a 200 milioni nel 2020”.
AVICOLO
Un Consorzio gestirà il Distretto avicolo lombardo
Si è tenuta nei giorni scorsi a Milano la presentazione della Società Consortile per la gestione del Distretto della filiera avicola lombarda di cui Confagricoltura Lombardia è partner sostenitore. Gianni Comati, presidente della Frp Avicola, ha sottolineato che “l’obiettivo della nostra iniziativa è un confronto proficuo tra tutti gli attori della nostra filiera per renderla sempre più competitiva, anche in relazione agli incrementi di consumi di questo tipo di carne già verificatisi negli ultimi anni e di quelli attesi nel prossimo futuro”. All’incontro era presente anche Gabriele Canali, economista e docente presso l’Università del Sacro Cuore di Piacenza, il quale ha sottolineato la necessità di valorizzare le produzioni italiane del settore anche rispetto alle forti importazioni in arrivo dall’estero. “Benchè non goda di grande visibilità – ha spiegato – il comparto avicolo rappresenta circa il 10% della produzione agricola regionale in termini di valore. Compito del Distretto sarà quindi quello di dare risposte rispetto agli aspetti di cui la filiera è, al momento, meno organizzata”. Al termine l’assessore regionale all’Agricoltura Gianni Fava ha ricordato che “poiché un terzo della produzione avicola nazionale si concentra in tre regioni del Nord, Veneto, Piemonte e Lombardia, è importante che il nuovo Distretto della filiera avicola si imponga come grande novità, essendo il primo distretto agricolo lombardo che vede il coinvolgimento diretto della Grande distribuzione organizzata”.