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LATTE
Presto da Bruxelles una relazione sul mercato del latte europeo
Entro il prossimo mese di giugno Bruxelles pubblicherà una relazione sul mercato del latte in Europa e sulle prospettive all’orizzonte in vista della cessazione del regime delle quote. Lo si legge in un articolo firmato da Ermanno Comegna e pubblicato sul supplemento Stalle del n. 20 della rivista Informatore Agrario. Nell’articolo, l’autore fa un’analisi dell’andamento delle quotazioni a livello europeo partendo dai dati pubblicati dall’Osservatorio sul mercato del latte istituito di recente dalla Commissione europea. Il prezzo del latte spot, evidenzia Comegna, è attualmente il più interessato dalla correzione delle quotazioni: in Olanda è sceso al di sotto dei 35cent.euro/kg, dopo aver toccato addirittura i 50cent.euro/kg. Diverso il discorso legato alla remunerazione degli allevatori che nella media generale europea, rispetto al latte crudo alla stalla, viaggia intorno ai 40cent.euro/kg., mentre in Italia siamo addirittura a 44,5cent.euro/kg. Secondo l’autore dell’articolo non è escluso si vada incontro a un’azione di ribasso, considerato che anche nel resto del mondo sono stati raggiunti livelli molto elevati mai visti prima. L’aumento produttivo registrato nei primi mesi dell’anno da parte dei Paesi principali esportatori, Nuova Zelanda +9,3%, Unione Europea +4,7%, potrà rappresentare il motivo alla base dei futuri ribassi. Nonostante ciò, gli allevatori di vacche da latte europei manifestano fiducia verso il futuro perché, conclude la sua analisi Comegna, sono consapevoli che la domanda mondiale sarà destinata a crescere soprattutto nei Paesi emergenti. Occorre però essere in grado di mettere in campo misure adeguate per affrontare il tema della volatilità dei prezzi e garantire al mercato del latte un andamento equilibrato.
SUINI
Il suino intermedio, per produrlo serve elevata specializzazione
Non è una strada che tutti i suinicoltori possono percorrere. E se si vuole competere con chi da sempre produce un suino leggero-intermedio (120-140 kg) come i Paesi del Nord Europa occorre puntare al massimo grado di qualità. E’ una delle conclusioni a cui si è giunti nei giorni scorsi alla Tavola Rotonda organizzata a Reggio Emilia dal Crpa (Centro ricerche produzioni animali) sulla produzione in Italia del suino leggero-intermedio visto come un’opportunità per la filiera. Intesa a volte come una produzione competitor del suino pesante destinato alla trasformazione in salumi Dop, proprio per questo la produzione del suino leggero-intermedio, nel nostro Paese, non è mai decollata nonostante Il 40% della carne suina fresca arrivi dall’estero, una percentuale che dà le dimensioni di un segmento di mercato che potrebbe essere invece coperto da una produzione nazionale. Secondo uno studio condotto lo scorso anno dal Consorzio Quinn che fa capo all’Università La Normale di Pisa, svolto in collaborazione con il Crpa e illustrato da Giacomo Petrini, l’allevatore che intende orientarsi verso la produzione di un suino leggero-intermedio non può prescindere dallo studio delle cosiddette buone pratiche di adozione per produzioni non destinate al circuito tutelato, deve fare emergere i requisiti tecnico-gestionali ed elaborare i risultati in un formato facilmente veicolabile. In buona sostanza, si tratta di una specializzazione produttiva che richiede professionalità, ottime infrastrutture aziendali, imprescindibilità di un corretto processo di sistema senza i quali l’allevamento del suino leggero-intermedio si rivelerebbe un autentico flop.
NUOVA PAC
Raggiunto l’accordo con le Regioni. Soddisfatto il Ministro, un po’ meno gli assessori all’Agricoltura
E’ stato raggiunto l’accordo tra il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina e gli assessori regionali all’Agricoltura sull’attuazione in Italia della Politica agricola comune 2014-2020, che vale 52 miliardi di euro. In una nota diffusa dal dicastero il Ministro afferma che “l’accordo arriva dopo un lungo lavoro con le Regioni che ci consente di scrivere un capitolo importante della nuova Pac, mantenendo l’impegno di chiudere entro maggio. Abbiamo fatto scelte decisive per il futuro e per il rilancio dell’agricoltura guardando a settori strategici”. Una quota dell’11% è stata destinata alla ripartizione degli aiuti accoppiati pari a una cifra di 426 milioni di euro, mentre il 4% delle risorse è andato al pagamento di base. Zootecnia da latte, da carne, piano proteico e seminativi come riso, barbabietola e pomodoro da industria e olivicoltura sono i settori che beneficeranno delle maggiori risorse. Un’attenzione particolare è stata riservata al lavoro giovanile, nei confronti del quale è stata prevista la maggiorazione degli aiuti diretti pari al 25% per i primi 5 anni di attività per le aziende condotte da titolari under 40, assicurando il livello massimo di plafond disponibile che ammonta a circa 80 milioni di euro. È stato anche stabilito che nel 2016 verranno effettuate verifiche sull’operatività e sull’attuazione delle nuove misure, in virtù delle scelte che verranno compiute dagli altri partner europei. Il ministro Martina ha parlato di ”scelte decisive per il futuro e per il rilancio dell’agricoltura”.
AMBIENTE
L’emendamento è stato accolto. Modificato il Decreto Irpef
Copagri (Confederazione produttori agricoli) e Agroenergie Italia, il consorzio di settore aderente alla confederazione, “plaudono ed accolgono con soddisfazione l’intervento annunciato dal ministero delle Politiche agricole per modificare le norme inerenti gli incentivi e la tassazione per il settore contenute nel cosiddetto decreto legge Irpef”. In un lancio dell’agenzia Agrapress si legge che il riferimento è in particolare all’esclusione del valore dell’incentivo dall’imponibile per valutare il coefficiente di redditività e l’esclusione degli impianti inferiori a 200 kw per il fotovoltaico e di 300 kw per gli impianti di biomasse e biogas dal previsto regime di tassazione. “L’intervento – si legge nella dichiarazione di Copagri e Agroenergie Italia – con il quale si annunciano le modifiche in sede parlamentare, recepisce le vitali esigenze di quegli agricoltori che hanno deciso di integrare il loro reddito con attività agroenergetiche attraverso impegni aziendali o di filiera“.