Sala piena e atmosfera incandescente. E’ iniziato così il convegno che Assosuini (Associazione suinicoltori italiani) ha organizzato in collaborazione con CremonaFiere e che si è svolto presso i locali del quartiere fieristico cremonese l’11 giugno scorso. Titolo dell’evento: “La nuova classificazione delle carcasse, un altro pasticcio all’italiana? Cosa succederà nella filiera?”.
Interrogativi che stanno tormentando i sonni de suinicoltori italiani, visto che in base alle nuove equazioni di stima richieste da Bruxelles, elaborate dal Crpa (Centro ricerche produzioni animali) di Reggio Emilia e successivamente approvate dalla UE, oltre il 20% delle cosce prodotte per la Dop rischiano di essere estromesse dal circuito tutelato perché la percentuale di carne magra, in base al Disciplinare di produzione del Prosciutto crudo di Parma, è troppo elevata. L’applicazione delle nuove equazioni, da parte dei macelli, doveva entrare in vigore all’inizio di quest’anno. Una circolare del Mipaaf del 9 giugno ha procrastinato la scadenza all’8 settembre prossimo, in pratica una deroga di 3 mesi che di fatto, però, non risolve il problema.
Presenti al tavolo dei relatori Elio Martinelli, presidente di Assosuini; Andrea Rossi del Crpa; Andrea Cristini, presidente Anas; Lorenzo Fontanesi, presidente di Unapros; Antenore Cervi presidente Asser; Giovanna Parmigiani, presidente della sezione suinicola di Confagricoltura; Eva Nicocelli di Copagri; Davide Calderone, direttore di Assica; Stefano Fanti, direttore del Consorzio di tutela del Prosciutto di Parma; Andrea Massari della Direzione generale presso l’assessorato all’Agricoltura della Regione Lombardia.
Clima incandescente dicevamo, dovuto alla considerazione espressa da Martinelli in base alla quale, con la nuova classificazione, almeno 30 suini, per ogni camionata mandata al macello, non saranno conformi e produrranno per ognuna una penalizzazione valutata tra gli 800 e i 1000 euro. Doveroso allora trovare per queste cosce un’altra collocazione. Ma quale? Secondo il direttore del Consorzio del prosciutto di Parma, Stefano Fanti, la soluzione della vaschetta non può essere attualmente percorribile perché occorrerebbe chiedere a Bruxelles una modifica al Disciplinare, procedura lunga e complessa che stride con l’impellenza del problema, a cui si deve aggiungere il momento di crisi che il Prosciutto di Parma sta registrando sul mercato interno. Difficile e per certi versi contradditoria la posizione dei macelli i quali, secondo Davide Calderone, si trovano a dover applicare le nuove equazioni pur comprendendo la difficoltà degli allevatori. Al termine degli interventi dei relatori e di altri provenienti dal pubblico, la chiosa dell’incontro è toccata a Elio Martinelli il quale, sottolineando la necessità di trovare una soluzione al problema in tempi rapidi, ha sottoposto alla platea un documento a sostegno della costituzione di un Direttivo nazionale allevatori suini formato da 1 allevatore per ogni organizzazione professionale, un organismo che vuole diventare l’unico interlocutore con il quale tutto il mondo istituzionale dovrà confrontarsi in materia di suinicoltura. Tocca agli allevatori, a questo punto, dare o meno la loro adesione.