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LATTE
Pacchetto Latte, bene la sua applicazione.
Lo dice il rapporto della Commissione europea
La Commissione europea ha pubblicato nei giorni scorsi una relazione sullo sviluppo della situazione del mercato lattiero-caseario e sul funzionamento del Pacchetto latte 2012, descrivendo il quadro piuttosto positivo del mercato lattiero-caseario, facendo il punto sull’attuazione delle disposizioni e delle possibilità del provvedimento comunitario e illustrando altre considerazioni in vista della fine del sistema delle quote nel 2015. Lo rende noto il sito www.agricolae.eu La relazione conferma che i contratti tra allevatori e trasformatori sono stati resi obbligatori in 12 Stati membri (Bulgaria, Croazia, Cipro, Francia, Italia, Lettonia, Lituania, Portogallo, Romania, Slovacchia, Spagna e Ungheria), mentre in altri (Belgio e Regno Unito) sono stati concordati codici di buone prassi tra le organizzazioni di allevatori e di trasformatori. Le disposizioni nazionali per il riconoscimento delle organizzazioni dei produttori (OP) hanno consentito il riconoscimento ufficiale di 228 OP in sei Stati membri (Belgio, Francia, Germania, Italia, Repubblica ceca e Spagna). In quattro di questi Stati (Francia, Germania, Repubblica ceca, e Spagna) le OP hanno condotto negoziati collettivi coprendo tra il 4 e il 33% del totale delle forniture. Due Stati membri (Francia e Italia) hanno applicato norme per regolamentare l’offerta di determinati formaggi Dop e Igp. Nonostante una prospettiva ampiamente positiva per i mercati mondiali di prodotti lattiero-caseari, con significative opportunità di crescita negli anni a venire, la relazione analizza alcuni dubbi che sono stati espressi circa la capacità del quadro normativo dell’Unione europea di far fronte ad un’estrema volatilità del mercato o ad una situazione di crisi dopo il termine del regime di quote, in particolare per garantire uno sviluppo equilibrato della produzione lattiera in tutta l’Unione europea ed evitare una forte concentrazione nelle aree più produttive. La relazione conferma che la Commissione porterà avanti il dibattito per rispondere a tali preoccupazioni e valuterà la necessità e la portata di eventuali strumenti supplementari.
SUINI
L’indice Crefis certifica a maggio una buona redditività per allevatori e stagionatori
A maggio la redditività lungo la filiera dei suini e delle carni suine in Italia ha mostrato un classico andamento a intermittenza: in salita la suinicoltura, in discesa la macellazione, in crescita la stagionatura dei prosciutti. Lo rende noto il Centro ricerche economiche sulle filiere suinicole (Crefis) di Mantova. A determinare la redditività lungo la filiera (+1,6% l’indice Crefis) hanno concorso il calo dei costi delle materie prime alimentari e l’incremento dei corsi dei suini da macello. Il loro apprezzamento si riverbera direttamente sui costi, e quindi sulla redditività, della fase di macellazione che secondo gli indici Crefis a maggio è peggiorata rispetto ad aprile del 2,6%. Un andamento negativo confermato dal confronto tendenziale con il 2013 che evidenzia un -1,8%. In miglioramento i dati relativi alla fase di stagionatura: sia i prosciutti tutelati che quelli generici hanno mostrato incrementi di redditività significativi. I Dop hanno incassato un +5,5% per la tipologia leggera e un +6,4% per quella pesante. In termini tendenziali tuttavia, il differenziale è ancora negativo: -1,3% i prosciutti leggeri e -1,9% i pesanti. Considerando il prodotto non tipico, la redditività è cresciuta del 9,7% per la tipologia leggera e dell’,8,8% per quella pesante con variazioni tendenziali molto positive: +16,1% per la prima tipologia e +15,1% per la seconda. La redditività dei prosciutti leggeri Dop continua però a essere inferiore rispetto a quella dei corrispettivi non tutelati: -7,1%. Per i prosciutti pesanti sono le produzioni tipiche quelle caratterizzate dalla redditività più elevata: +4,8% rispetto ai non tutelati. Sembra così essere parzialmente superata la situazione anomala registrata nei mesi precedenti.
ALIMENTAZIONE ZOOTECNICA
Dalla Fefac i dati sulla produzione europea del 2013
Nel 2013, in Europa, sono state prodotte 155 milioni di tonnellate di mangimi, una cifra superiore, anche se di poco, a quella registrata nel 2012 quando si arrivò a 154,7 milioni di tonnellate. Lo rende noto Assalzoo (Associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici). Si tratta delle stime finali elaborate dalla Fefac, la Federazione europea dei produttori di alimenti zootecnici diffuse durante l’incontro “Greening the landscape for animal nutrition in Europe” conclusosi di recente a Liegi, in Belgio. Rispetto all’anno precedente, nel 2013 la produzione nell’Europa a 28 si è mantenuta stabile (+0,2%). Dal meeting europeo è emerso che mentre i mangimi per suini hanno registrato una diminuzione della produzione pari all’1,4%, quelli per bovini hanno avuto invece un aumento del 2,2% e i prodotti per il pollame sono rimasti sostanzialmente stabili (+0.,3%) confermando la loro posizione di leader del segmento dei mangimi composti. Secondo le stime Fefac le prospettive per il 2014 dovrebbero mantenersi inalterate, con una leggera contrazione che dovrebbe essere intorno al mezzo punto percentuale.
IMPRENDITORIA AGRICOLA
In crisi il ricambio generazionale, aumentano però le quota rosa
Negli ultimi anni l’agricoltura italiana ha registrato una continua fuoriuscita di forza lavoro tanto da presentarsi oggi con le seguenti caratteristiche: alta presenza di ultra-sessantenni, scarsa propensione al ricambio generazionale e tendenza alla femminilizzazione del settore. Da diversi anni l’Inea (Istituto nazionale di economia agraria), nell’ambito della collaborazione con l‘Osservatorio per l’imprenditoria giovanile (Oiga) e della Rete rurale nazionale, segue i suddetti fenomeni per analizzare la demografia dell’imprenditoria agricola, le sue caratteristiche e le dinamiche da essa registrate. La notizia è apparsa sul portale www.reterurale.it che prosegue sottolineando che l’analisi condotta vuole in questo modo intercettare i fabbisogni per individuare specifici interventi di politica pubblica. È il contesto in cui si inseriscono due specifiche attività di ricerca, affidate dall’Oiga all’Inea: la prima dedicata all’analisi della nati-mortalità delle imprese agricole, la seconda allo studio delle problematiche che determinano la mortalità aziendale e i relativi fabbisogni di intervento. Nel volume da poco pubblicato al riguardo sono riportati i risultati degli studi condotti. Le indagini essenzialmente indirizzate all’imprenditoria giovanile in agricoltura restituiscono anche uno spaccato sulle imprese condotte da donne, fenomeno che si è andato amplificando nel corso dell’ultimo decennio. Il lavoro dà un quadro dell’imprenditoria giovanile e femminile in agricoltura in termini di dinamiche, capacità strutturali e fabbisogni d’intervento che, alla vigilia del nuovo ciclo di programmazione comunitaria della Politica di sviluppo rurale 2014-2020, può costituire la base conoscitiva da cui partire per la definizione di strumenti di politica a favore di tali tipologie di impresa.
CONTROLLI E SANZIONI
I Nac scovano i furbetti del Piani di sviluppo rurale
I Nuclei Antifrodi Carabinieri del Comando Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari hanno avviato un programma straordinario di controlli sul sistema dei finanziamenti dell’Unione europea nella Pac accertando condotte fraudolente per oltre 5 milioni di euro di illeciti. I Nac hanno contestato a 20 imprenditori agricoli, agronomi e rappresentanti legali di aziende agricole e società di consulenza i reati di truffa aggravata ai danni dell’Unione europea, falso ideologico e nei casi più gravi, in cui le frodi sono risultate organizzate sistematicamente, l’associazione per delinquere. L’attività di verifica si è conclusa di recente e le più gravi irregolarità sulla corretta destinazione dei finanziamenti dell’Unione europea destinati a sostenere il comparto agroalimentare sono state individuate in particolare in Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Lazio specificatamente nei settori degli aiuti destinati al rinnovamento aziendale nell’ambìto del Psr e nei settori seminativo, olivicolo e biologico. Le attività dei Nuclei Antifrodi Carabinieri proseguono ora con il sequestro preventivo dei beni disposto dall’Autorità Giudiziaria e con l’avvio delle azioni di recupero e delle segnalazioni alle Procure Regionali della Corte dei Conti per l’accertamento del danno erariale.