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LATTE
Parmigiano Reggiano, dopo gli arresti il Consorzio puntualizza
Il direttore del Centro Servizi per l’Agroalimentare di Parma, Sandro Sandri, e altre tre persone sono agli arresti domiciliari nell’ambìto di una maxi-operazione che i Nas dei Carabinieri di Parma hanno portato a termine nei giorni scorsi. Altre 63 persone sono state indagate e 2440 forme di Parmigiano Reggiano sequestrate. Al centro delle indagini il rinvenimento di aflatossina nel latte con cui si produceva il formaggio. Tutti sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al falso in atto pubblico, alla commercializzazione di sostanze alimentari nocive e tentata truffa aggravata diretta alla ricezione di pubbliche erogazioni per il latte qualità. Gli inquirenti ritengono che le analisi di sicurezza alimentare sarebbero state falsificate, permettendo che il latte contaminato attraverso la tossina proveniente da mais infetto fosse utilizzato per produrre le forme di Parmigiano Reggiano. Dalle indagini è emerso che gli sforamenti di aflatossina presente nel mais utilizzato per l’alimentazione delle bovine raggiungeva anche il doppio di quanto consentito dalla legge e dalle regole comunitarie. Inoltre, le analisi condotte dal Centro Servizi per l’Agroalimentare di Parma non indicavano la reale presenza di aflatossina nelle partite di latte. Essenziale ma ferma la presa di posizione del Consorzio del Parmigiano Reggiano che ha ringraziato i ministri Beatrice Lorenzin e Maurizio Martina, oltre alla Procura di Parma e ai carabinieri del Nas per l’azione repressiva portata a termine e per la solidarietà espressa nei confronti del sistema produttivo. “Non conosciamo i presupposti dell’indagine, ma sottolineiamo l’importanza del tempestivo intervento delle autorità pubbliche. Se verranno confermate le responsabilità di questa vicenda – prosegue il Consorzio – auspichiamo che gli interessati siano perseguiti con la massima severità. In questa azione il Consorzio farà fino in fondo la propria parte, rappresentando un sistema produttivo serio che subisce un’azione lesiva degli interessi di tutti i produttori”.
SUINI
Classificazione delle carcasse, le equazioni della discordia
Continuano a tenere banco le nuove equazioni di stima per la classificazione delle carcasse. Il nuovo metodo di calcolo infatti, secondo una recente sperimentazione effettuata dal Crpa che su mandato del Mipaaf lo ha elaborato, estromette dal circuito tutelato oltre il 20% delle cosce prodotte per il Prosciutto crudo Dop perché troppo magre per quel tipo di produzione destinandole quindi alla classe E della griglia Seurop. Gli allevatori, secondo i loro calcoli, rischiano di subìre una penalizzazione di circa 1000 euro per ogni carico di maiali mandati al macello i quali, a loro volta, avranno tempo fino all’8 settembre prossimo per dotarsi degli strumenti autorizzati da Bruxelles per effettuare la classificazione. A Cremona e a Modena intanto gli allevatori si sono dati appuntamento per discutere e tentare di trovare una strada che possa valorizzare le cosce non conformi a diventare Prosciutto di Parma dop. Una strada in salita che non può prescindere da una maggiore aggregazione del comparto, spesso troppo diviso in sterili individualismi o appartenenze sindacali. Le proposte comunque non mancano. Qualcuno propone lo spacchettamento del Consorzio di tutela del Prosciutto di Parma con relativa revisione del Disciplinare di produzione, qualcun altro la creazione di un Consorzio composto di soli allevatori per il Suino Dop, altri l’Igp per i maiali di classe E. Ma la soluzione più percorribile, stando alle dichiarazioni più accreditate, è il definitivo lancio dell’Sqn (Sistema qualità nazionale).
ALIMENTAZIONE ZOOTECNICA
Alberto Allodi riconfermato alla presidenza di Assalzoo
Alberto Allodi è stato riconfermato alla presidenza di Assalzoo. La rielezione è avvenuta il 26 giugno a Bologna durante l’annuale assemblea dell’Associazione che raggruppa oltre il 90% delle aziende mangimistiche italiane con un fatturato complessivo di oltre 7 miliardi di euro e una produzione che anche nel 2013 ha superato i 14 milioni di tonnellate nonostante una lieve flessione, -0,6%, rispetto all’anno precedente. “L’Italia continua a far parte stabilmente del G7 dei produttori europei di mangimi mantenendo, in Europa, il 5° posto – ha dichiarato Allodi nella sua relazione – e questo nonostante il perdurare dell’onda lunga della crisi economica e nonostante il nostro Paese sconti più di altri una dipendenza cronica dall’approvvigionamento di materie prime dall’estero, non essendo la produzione agricola italiana sufficiente a soddisfare il fabbisogno interno per l’alimentazione animale”. All’assemblea ha partecipato anche Mario Guidi, presidente di Confagricoltura, che ha sottolineato la necessità di mettere in campo tutti gli strumenti per sostenere la produzione agroalimentare “superando i protezionismi, dimostrando un forte senso di responsabilità e puntando con forza sull’innovazione. L’ingegno italiano – ha concluso Guidi – deve partecipare alla crescita conoscitiva del domani, perché la tradizione di oggi non è altro che l’innovazione di ieri”.
AGROENERGIE
Nonostante le modifiche al Decreto la tassazione resta complicata
Tempo di tasse, tempo di conteggi. E a quanto pare quelli relativi al calcolo per l’acconto delle agroenergie è particolarmente complesso. Lo illustra sul n. 24 dell’Informatore Agrario Daniele Hoffer, il quale sottolinea che con il decreto legge n. 66/2014 sono state introdotte rilevanti novità applicabili già da quest’anno, tra cui la variazione dell’aliquota Irap anche per il settore agricolo, passata dall’1,9% al 1,7%, con percentuale dell’1,8% utilizzabile per l’eventuale calcolo revisionale dell’acconto 2014 e in particolare la nuova pesante tassazione delle agroenergie. Limitatamente all’anno in corso, scrive Hoffer, la conversione in legge del decreto ha stabilito che il calcolo della percentuale forfettaria del 25% va effettuato solo sul valore dell’energia prodotta, escludendo la parte riferibile all’incentivo, e solo sulla parte eccedente un’apposita franchigia che identifica la parte di produzione che rimane in ogni caso compresa nel reddito agrario. Questa franchigia è stata stabilita in 260.000 kWh/anno per gli impianti fotovoltaici e 2.400.000 kwH/anno per quelli di biogas o biomasse.