OSSERVATORIO AGRI&FOOD DI CREMONAFIERE Notiziario n.40 del 30/01/2015

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LATTE

Parmigiano Reggiano, il presidente del Consorzio in audizione alla Commissione Agricoltura del Senato

Nei giorni scorsi il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Giuseppe Alai, è intervenuto in audizione alla Commissione Agricoltura del Senato sulle problematiche della filiera nell’ambìto della più ampia situazione lattiero-casearia italiana. Ne dà conto in un comunicato il Consorzio di tutela. Nel suo intervento, si legge nel documento, Alai ha evidenziato l’eterogeneità delle caratteristiche degli allevamenti e delle diverse condizioni produttive che connotano, anche in termini di costi, le imprese del territorio. “Nelle aree montane – ha precisato – la media produttiva annua di un allevamento è pari a 2.900 quintali di latte rispetto a un dato medio comprensoriale di 4.900 quintali. I primi 5 allevamenti producono 535.000 quintali di latte, cifra pari a quella che realizzano, insieme, i 750 allevamenti più piccoli. Una situazione analoga si registra anche a livello di strutture di trasformazione, dove i primi 6 caseifici producono 360.000 forme di formaggio, pari a quelle che annualmente escono dai 130 caseifici più piccoli del comprensorio. In una situazione che registra pesanti difficoltà a carico di tutti gli allevamenti, ma con aggravi specifici per quelli operanti in montagna e per i giovani allevatori che si sono insediati più recentemente – ha continuato Alai – non è pensabile che possa essere lasciata al mercato una selezione fra allevatori e caseifici che indebolirebbe tutto il sistema, perché non esistono condizioni che possano avvantaggiare un modello o una dimensione rispetto a un’altra in una filiera in cui il protagonista è un prodotto artigianale, alle cui quotazioni si legano le prospettive di reddito di ogni tipologia d’impresa”. Il presidente del Consorzio ha poi sottolineato la delicatezza del passaggio che sta avvenendo sul fronte produttivo che da una parte, con la ormai prossima cessazione delle quote, sancirà il passaggio da una produzione contingentata da trent’anni a un regime libero le cui ripercussioni segneranno profondamente il futuro del settore in Europa. Dall’altra, nell’ambìto della produzione del Parmigiano Reggiano, vede già operativa la gestione volontaria della regolazione dell’offerta legata direttamente ai produttori, visto che proprio il Consorzio del Parmigiano Reggiano è l’unico ente di tutela che ha assegnato le quote latte da trasformare in formaggio direttamente agli allevatori. “Il governo della produzione – ha concluso nella sua audizione Alai – è un elemento strategico, attraverso il quale, come se fossimo di fronte a un’unica fabbrica, si punta a orientare e governare il mercato con una diretta ricaduta sull’esito delle contrattazioni e delle quotazioni, i cui andamenti sono positivi o negativi proprio in base all’entità quantitativa dell’offerta”.

 SUINI

La suinicoltura italiana chiude un 2014 da dimenticare

Per la suinicoltura italiana il 2014 si è chiuso molto amaramente. Lo si apprende dalla nota stampa diffusa da Crefis (Centro ricerche economiche sulle filiere suinicole) che evidenzia il crollo delle quotazioni dei suini da macello e, con esse, della redditività degli allevamenti. Il Centro di ricerca ha calcolato infatti che a dicembre la redditività dei suinicoltori è stata del 3,3% inferiore rispetto a novembre. A giocare negativamente sembrano solo fattori congiunturali. La variazione tendenziale della redditività infatti, quella per intenderci paragonata al dicembre 2013, è stata positiva: +4,8%. A pesare a dicembre sono stati in particolare i prezzi dei suini pesanti che rispetto a novembre sono scesi del 6,2% fermandosi a 1,334euro/kg. Una quotazione bassa, tanto da risultare inferiore del 13,4% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. In discesa del 4% anche i prezzi dei suini leggeri da macello registrati a Modena: -9,7% il dato tendenziale. La depressione del mercato dei suini ha avvantaggiato l’industria di macellazione che a dicembre ha registrato un balzo di redditività del 9,4% rispetto a novembre e del 19% rispetto a dicembre 2013: uno dei livelli più elevati degli ultimi anni. Negativo, sempre a dicembre, l’andamento delle cosce fresche destinate alla produzione di prosciutti Dop. Alla Cun la coscia leggera è scesa rispetto a novembre del 6,5% pari a 2,413euro/kg; mentre quella pesante è calata del 4,8% (2,913euro/kg); le variazioni tendenziali sono state negative per entrambe le tipologie di peso rispettivamente di un -9,1% e un -3,4%. In calo anche i prezzi delle cosce destinate ai prosciutti generici: -6,5% per quella leggera e -4,8% per quella pesante. Un andamento negativo testimoniato anche dal confronto dei prezzi con dicembre 2013: -9,1% per la tipologia leggera e -3,4% per quella pesante. In crescita comunque, sempre a fine anno, la redditività di stagionatura dei prosciutti Dop, rispetto ai quali l’indice Crefis registra un +2,2% per la tipologia leggera e un +2,3% per quella pesante rispetto a novembre che in ogni caso aveva fatto registrare incrementi di redditività. Rispetto allo stesso mese del 2013, invece, l’indice Crefis dei prosciutti inseriti nel circuito tutelato è migliorato di oltre il 7% per entrambe le tipologie di peso.

OGM

La Riforma approvata dal Parlamento europeo soddisfa il ministro Martina

Il Parlamento europeo ha dato il via libera lo scorso 13 gennaio al testo di accordo raggiunto nelle scorse settimane tra Consiglio, Commissione e Parlamento europeo sulla riforma della Direttiva in materia di ogm che sancisce il diritto degli Stati membri di limitare o proibire la coltivazione di organismi geneticamente modificati (ogm) sul territorio nazionale, anche se questi sono autorizzati a livello europeo, per motivi di natura economica e agricola. Lo si apprende dalla newsletter di Assomais. “E’ un successo della Presidenza italiana – ha dichiarato il ministro del Mipaaf Maurizio Martina – e del ministro Galletti con cui abbiamo lavorato a stretto contatto. Un risultato che non era scontato e sul quale si lavorava da più di 4 anni”. Un mito da sfatare – ha commentato in merito Assalzoo (Associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici) – è quello secondo il quale la preferenza di materie prime ogm di molte industrie di trasformazione sia dettata da ragioni di risparmio economico. “E’ importante evidenziare – ha sottolineato Giulio Gavino Usai, responsabile economico di Assalzoo – come, da un semplice controllo delle quotazioni delle principali borse merci italiane si evidenzi che per il mais di importazione che può contenere ogm i prezzi sono in genere superiori a quelli del mais non ogm di produzione nazionale. Un fatto che dipende essenzialmente da una domanda crescente da parte degli operatori delle industrie di trasformazione verso un mais che, seppure più caro, fornisce maggiori garanzie di sicurezza e di qualità della materia prima da utilizzare nel ciclo di produzione”. 

ENERGIE RINNOVABILI

BioEnergy Italy, a Cremona dal 25 al 27 febbraio il Salone delle tecnologie per le rinnovabili

Dal 25 al 27 febbraio 2015 i padiglioni di CremonaFiere ospiteranno la quinta edizione di BioEnergy Italy, il Salone delle tecnologie per le rinnovabili. L’appuntamento di quest’anno prevede tre eventi in contemporanea per presentare tutte le opportunità che la Bioeconomia offre al mondo dell’agricoltura e dell’industria agroalimentare. Oltre agli appuntamenti previsti nell’ambìto di BioEnergy Italy infatti, si svolgerà la prima edizione di Food Waste Management Conference e di Green Chemistry Conference and Exhibition. L’idea di unire questi tre filoni così importanti e in ogni caso legati tra loro è nata dalla volontà di offrire una panoramica completa sulle nuove e concrete opportunità di business per le aziende agricole e l’industria alimentare. Opportunità che rappresentano soluzioni efficaci per la soluzione di problemi del settore quali, ad esempio, lo smaltimento dei sottoprodotti dell’industria alimentare e delle deiezioni animali. Riguardo la Bioeconomia i Governi di Europa, Stati Uniti e Cina considerano questa la via maestra per garantire alle future generazioni sviluppo sostenibile, sicurezza alimentare e minore dipendenza dalle fonti fossili di energia. Un complesso di attività che ha il suo fulcro nell’agricoltura e che in Europa genera un fatturato di circa 2.000 miliardi di euro e dà lavoro a 22 milioni di persone. Con la prima edizione della Green Chemistry Conference and Exhibition verranno approfonditi gli scenari e le opportunità di un settore che si sta dimostrando uno dei più interessanti per sviluppare nuovo business a fianco dell’attività agricola: nel 2008 il mercato dei principali bioprodotti, quindi le bioplastiche, i biolubrificanti, i tensioattivi vegetali e biosolventi in Europa valeva 20 miliardi di euro. Secondo i dati forniti da Europe Innova Progetto Biochem, nei prossimi 6 anni il mercato raddoppierà di valore e gli occupati passeranno da 50.200 a oltre 93.000 unità.