OSSERVATORIO AGRI&FOOD DI CREMONAFIERE Notiziario n. 43 del 05/03/2015 a cura dell’Ufficio Comunicazione di CremonaFiere.

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BIOECONOMIA

Il successo di BioEnergy Italy fa di Cremona il più importante polo fieristico del settore

Oltre 90 marchi presenti, di cui ben il 39% esteri. Un’attenzione da parte dei quotidiani nazionali e delle agenzie di stampa che non ha precedenti e che ha prodotto in tre giorni centinaia di articoli. Ma soprattutto la capacità di aver acceso i riflettori più potenti su temi quali il risparmio energetico, il riciclo, il riutilizzo, il prodotto bio-based. E’ questo il bilancio positivo che ha chiuso la quinta edizione di BioEnergy Italy (CremonaFiere 25-27 febbraio 2015), che quest’anno si è articolato in tre Saloni fieristici dedicati alla bioeconomia, realizzando un unico appuntamento focalizzato sulla produzione di energia da fonti rinnovabili, sulla chimica verde e sulla gestione dei sottoprodotti dell’industria alimentare. Una scelta vincente, perché capace di offrire una panoramica completa sui numerosi temi della bioeconomia attraverso un ricco programma scientifico con 33 appuntamenti a cui hanno partecipato alcuni tra i maggiori esperti internazionali di chimica verde, energia, cosmesi e pratiche agricole alternative. Con la presenza di 4.638 operatori specializzati che hanno solcato i padiglioni di BioEnergy Italy durante i tre giorni della kermesse, Cremona ha confermato la sua candidatura al ruolo di polo fieristico più importante in Italia per il settore. “Affiancare alla già affermata BioEnergy Italy la prima edizione di Food Waste Management Conference e della Green Chemistry Conference and Exhibition – ha sottolineato il presidente di CremonaFiere, Antonio Piva – è stata una scommessa che possiamo dire di avere vinto su tutti i fronti. Abbiamo introdotto nuovi temi e offerto una nuova prospettiva al nostro settore primario e agli altri comparti connessi. Espositori e visitatori ci hanno confermato che questa è la strada giusta per aprire nuovi business e nuove opportunità commerciali, per cui riprenderemo subito a lavorare per il prossimo anno”. E nel 2016 l’appuntamento con BioEnergy Italy sarà dal 9 all’11 marzo, sempre nei padiglioni di CremonaFiere.

MULTE QUOTE LATTE

La Commissione deferisce l’Italia alla Corte di Giustizia

La Commissione europea ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di Giustizia della Ue per non aver assolto adeguatamente al proprio compito di gestione del recupero dei prelievi per la sovraproduzione di latte. La decisione è del 26 febbraio scorso. Ne dà notizia l’Agenzia Agrapress citando un comunicato stampa della Commissione. I prelievi devono essere versati dai singoli produttori che hanno superato le quote latte individuali. Ogni anno, dal 1995 al 2009, l’Italia ha superato la quota nazionale e lo Stato italiano ha versato alla Commissione gli importi del prelievo supplementare dovuti per il periodo in questione, pari a 2,305 miliardi di euro. Tuttavia, nonostante le ripetute richieste della Commissione – recita il comunicato – risulta evidente che le Autorità italiane non hanno preso le misure opportune per recuperare il prelievo dovuto dai singoli produttori e caseifici. Ciò compromette il regime delle quote e crea distorsioni della concorrenza nei confronti dei produttori che hanno rispettato le quote e di quelli che hanno preso provvedimenti per pagare gli importi individuali del prelievo supplementare. Come sottolineato dalla Corte dei Conti italiana, questa situazione è iniqua anche nei confronti dei contribuenti italiani. La Commissione stima che dell’importo complessivo di 2,305 miliardi di euro, circa 1,752 miliardi non siano ancora stati recuperati. Parte di questo importo sembra considerato perso o rientra in un piano a tappe di 14 anni, ma la Commissione ritiene che siano tuttora dovute sanzioni per un importo pari a 1,343 miliardi di euro. Nell’ambito delle procedure di infrazione della Ue il deferimento alla Corte di giustizia costituisce la terza e ultima fase della procedura. La Commissione ha inviato all’Italia una lettera di costituzione in mora su questo caso nel giugno 2013 – conclude il comunicato – e un parere motivato nel luglio 2014. Dato che l’Italia non ha mostrato alcun progresso significativo nel recupero, il caso è ora deferito alla Corte di Giustizia.

NUOVA PAC

Ritardi nell’attuazione, per Angelo Frascarelli la responsabilità è della Conferenza Stato-Regioni

“Occorre abolire la Conferenza Stato-Regioni e riportare la politica agraria nazionale nella responsabilità unica dello Stato nazionale”. Lo afferma Angelo Frascarelli dell’Università di Perugia, firmando l’editoriale apparso sul n. 8 della rivista Informatore Agrario. Oggetto dell’articolo del docente universitario quelli che lui definisce i “ritardi inammissibili nell’attuazione della nuova Pac. Solo il 19 febbraio scorso – scrive – la Conferenza Stato-Regioni ha approvato l’ultimo decreto di attuazione della Politica agricola comunitaria. Un ritardo dannosissimo per gli agricoltori. Ricordiamo che la Pac è stata approvata con l’accordo politico del 26 giugno e del 24 settembre 2013, ratificato dal Consiglio agricoltura del 17 dicembre 2013. Com’è possibile che l’Italia abbia impiegato così tanto tempo per adottare le decisioni nazionali? Perché due decreti ministeriali, anzichè uno? Siamo a marzo 2015 e gli agricoltori ancora non conoscono le norme attuative nazionali. Non solo. Mancano i provvedimenti regionali, le circolari Agea e le disposizioni amministrative degli organismi pagatori. Siamo a marzo e solo ora gli agricoltori vengono a conoscere i requisiti dell’agricoltore attivo. E molti agricoltori che fino a ieri erano attivi, oggi scoprono di non essere attivi. Siamo a marzo e i produttori di latte scoprono che il pagamento accoppiato è percepibile solo con l’iscrizione ai Libri genealogici e ai controlli funzionali. Solo a marzo gli agricoltori scoprono quali sono i pascoli ammissibili”. Secondo Frascarelli, poiché “le decisioni sull’attuazione della Pac vengono prese dalla Conferenza Stato-Regioni, che è uno strumento inadeguato e inefficiente, occorre procedere con le riforme istituzionali che ha promesso il Governo Renzi abolendo la Conferenza Stato-Regioni e riportando la politica agraria nazionale nella responsabilità unica dello Stato nazionale. Gli agricoltori sono allo sbando con una Pac complicatissima e in gravissimo ritardo – conclude l’editoriale – E molti perderanno diversi soldi. Il ministero per le Politiche agricole e le Regioni ne hanno la responsabilità”.

LATTE

Parmigiano Reggiano, volano le vendite di grattugiato e porzionato

Se i segnali provenienti dal mercato all’origine del Parmigiano Reggiano continuano a preoccupare allevatori e caseifici per le quotazioni troppo basse, altri dati appartenenti al bilancio della filiera del prodotto appaiono decisamente più positivi. Lo afferma una nota diffusa dal Consorzio di tutela che ricorda che in base alle certificazioni 2014, i dati relativi alle lavorazioni di grattugiato e porzionato, fasi che avvengono esclusivamente nel comprensorio di produzione, parlano di un autentico boom. Per il grattugiato infatti, si tratta di 13.713 tonnellate di prodotto con un incremento del 9,2% sul 2013. Il prodotto porzionato invece, ordinato in prevalenza dalla Gdo e pronto per la vendita, ammonta a 57.750 tonnellate, con un incremento del 7,7%. Complessivamente si tratta di oltre 71.000 tonnellate di prodotto, che rispetto al 2013 registra un aumento dell’8%. Il quantitativo corrisponde a 1,8 milioni di forme lavorate, aumentate sul 2013 di 130.000 unità. “Se si considera anche il quantitativo di forme lavorate direttamente negli spacci dei caseifici e il prodotto destinato alle industrie del comprensorio per l’uso come ingrediente – puntualizza il Consorzio – si valuta in oltre 2 milioni il numero delle forme lavorate nel distretto del Parmigiano Reggiano durante il 2014. Questi dati offrono due indicazioni molto importanti. In primo luogo confermano il quadro dei dati provenienti dalle vendite che lo scorso anno, soprattutto nel secondo semestre, hanno evidenziato segnali di forte ripresa dei consumi non solo all’estero ma anche in Italia. Contestualmente, a tre anni e mezzo dall’entrata in vigore del nuovo Disciplinare di produzione che ha introdotto l’obbligo di porzionatura nella zona di origine, si può apprezzare come questo provvedimento, oltre ad elevare la capacità di contrasto alle frodi e contraffazioni, ha portato un nuovo e rilevante volume di attività nel comprensorio di origine, con i conseguenti effetti positivi in termini di Pil e occupazione”.