OSSERVATORIO AGRI&FOOD DI CREMONAFIERE Notiziario n. 47 del 08/04//2015 a cura dell’Ufficio Comunicazione di CremonaFiere.

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LATTE

Dal Mipaaf strumenti efficaci per affrontare il dopo-quote

“Dobbiamo prepararci ad un cambio di fase e lo stiamo facendo in sinergia con le associazioni, le imprese e la grande distribuzione, mettendo in campo diversi strumenti”. Così il ministro Maurizio Martina, titolare del dicastero per le Politiche agricole, a margine di un intervento avvenuto il 31 marzo scorso, in occasione della giornata che ha sancito la fine del regime delle quote latte. “Strumenti come ad esempio il logo unico per il latte italiano – ha sottolineato – e il Fondo per la qualità del latte, previsto nell’ultima Legge di Stabilità, caratterizzato da una dotazione finanziaria pari a 108 milioni di euro. La nuova stagione che inizia con la fine del regime delle quote deve innanzitutto partire da una migliore strategia di posizionamento e rafforzamento della nostra tipicità, dell’esperienza e del valore del latte fresco italiano, dei nostri formaggi Dop, ma anche della tracciabilità e della qualità dei nostri prodotti. Su queste partite abbiamo già aperto una serie di battaglie anche in sede europea, dove abbiamo già ottenuto la rateizzazione senza interessi per le multe della campagna 2014-2015. Per la prima volta – ha affermato Martina – abbiamo un logo unico per il latte fresco italiano e a breve avvieremo una campagna di promozione mai fatta nel nostro Paese per rilanciare i consumi. E’ da qui che ripartiamo per sostenere il settore, lavorando in prospettiva. Non a caso, nel 2016, avvieremo il programma europeo ‘Latte nelle scuole’. Esiste poi un grande tema aperto che è il rafforzamento degli strumenti contrattuali e una migliore organizzazione interprofessionale della filiera, soprattutto degli allevatori. Il Governo c’è, vuole fare la sua parte, lasciandosi alle spalle anche una cattiva gestione del settore lattiero-caseario”. Così, per affrontare la fine del regime delle quote, il Mipaaf ha messo a punto azioni strategiche attraverso il Piano straordinario per il latte italiano che poggia su due pilastri fondamentali: fornire una risposta immediata agli oltre 35mila allevatori italiani nei mesi a ridosso della cessazione del sistema delle quote e provvedere a un urgente riordino delle relazioni commerciali della filiera. I principali interventi riguardano dunque il Fondo Latte di Qualità, che come detto sopra è stato istituito con la Legge di Stabilità 2015; il Logo 100% Latte Italiano; l’intervento sui rapporti di filiera e la inteprofessione; il contrasto alle pratiche di mercato sleali in collaborazione con l’Antitrust; la promozione e l’educazione alimentare con il progetto “Latte nelle scuole” che partirà nel 2016; il sostegno all’export e la tutela dalla contraffazione dei grandi formaggi Dop.

SUINI

Salgono le quotazioni, migliora la redditività

L’aumento delle quotazioni del suino pesante avvenuto in marzo ha favorito il miglioramento della redditività degli allevatori. Infatti l’incremento, rispetto a febbraio, è stato pari a +1,6%. Lo rende noto Crefis (Centro ricerche economiche sulle filiere suinicole) nel suo report mensile. Positiva anche la variazione tendenziale quotata a un +13,6%. E in crescita è stata anche la redditività della fase di macellazione, che ha incassato un +1,3% per la variazione congiunturale e un +9,4% per quella tendenziale. Riguardo la stagionatura, l’unica tipologia di prosciutto che ha registrato un aumento della redditività è stata quella del Prosciutto di Parma Dop “leggero” (+1,4%), mentre la tipologia “pesante” ha incassato un calo del -0,8%, così come entrambe le tipologie del prosciutto crudo escluso dal circuito tutelato: -2%. Un altro dato interessante riguarda il saldo finale del commercio estero di suini, carni suine e salumi italiani nel 2014, che pur essendo negativo, -934,6 milioni di euro, è stato in miglioramento rispetto all’anno precedente di ben 66 milioni di euro. Allargando l’orizzonte dell’analisi economica alla suinicoltura europea, Crefis ha valutato che la redditività media del comparto a livello comunitario, a febbraio, è stata di circa il 12% più bassa di quella italiana, a causa soprattutto della forte contrazione del prezzo delle carcasse suine. Il deprezzamento del suino leggero europeo è infatti dovuto all’eccesso di offerta determinata, tra le altre cause, anche dagli effetti dell’embargo russo. Purtroppo nello scorso mese di marzo i lavori della Cun suini hanno dovuto registrare nuove tensioni, culminate in particolare nelle prime due settimane del mese, quando le quotazioni sono state affidate in via esclusiva alla Commissione allevatori poiché quella dei macellatori ha deciso di abbandonare per protesta le sedute. Infine uno sguardo al prezzo dei suini da macello leggeri che ha incassato, sempre a marzo, un +2,4% portando la redditività degli allevatori a un +0,8% di variazione congiunturale, ma a -5,1% quella tendenziale.

BIOENERGIE

E’ online il Rapporto del Gse per il 2013.

In aumento i piccoli impianti

Il Gse (Gestore dei servizi energetici) ha pubblicato di recente il Rapporto sulle Energie Rinnovabili relativo al 2013. La pubblicazione è online e da essa si evince che alla fine dell’anno in questione, in Italia, la maggior parte degli impianti alimentati con bioenergie ottenute da biomasse, biogas, bioliquidi, è di piccole dimensioni, con una potenza installata, per ognuno, inferiore a 1 MW, mentre la potenza della totalità degli impianti alimentati con le bioenergie rappresenta l’8% di quella relativa all’intero parco degli impianti che producono energia rinnovabile. In totale, a fine 2013, si contavano 2.409 unità, il 9,5% in più rispetto all’anno precedente con gli impianti a biogas che la fanno da padrone. E proprio questi ultimi, in termini di potenza, costituiscono il 34,4% del totale, mentre il 39,8% rappresenta gli impianti alimentate con biomasse solide e il 25,8% con bioliquidi. Un altro dato interessante messo in luce dal Rapporto, riguarda la taglia media degli impianti, che a partire dal 2009 è continuamente diminuita, soprattutto per l’entrata in esercizio di nuove realizzazioni a biogas caratterizzate da una potenza installata inferiore a 1 MW. La maggior parte degli impianti si trova nel Nord Italia dove si registra il 74,6% del totale, territorio nazionale che prevale di conseguenza anche in termini di potenza installata (61,9%). La regione dove gli impianti sono più numerosi è la Lombardia con il 26,4% del totale, seguita dal Veneto, 13,9%. Scendendo al Centro troviamo la Toscana e il Lazio che rispettivamente si fermano al 5,4% e al 3,9%, mentre in Puglia la percentuale si ferma al 2,2% così come in Campania. Tra il 2000 e il 2013 l’elettricità generata con le bioenergie è cresciuta mediamente del 20,6% l’anno, passando da 1.505 GWh a 17.090 GWh. Il 43,6% proviene dagli impianti a biogas, il 34,4% dalle biomasse solide (il 13% dalla frazione biodegradabile dei rifiuti e il 21,4% dalle altre biomasse solide) e per il 22% dai bioliquidi. Particolarmente incisiva negli ultimi anni la crescita della produzione da biogas, che è passata da 1.665 GWh del 2009 a 7.448 GWh del 2013. Il Rapporto, come detto, è consultabile online.