OSSERVATORIO AGRI&FOOD DI CREMONAFIERE Notiziario n. 53 del 10/06/2015 a cura dell’Ufficio Comunicazione di CremonaFiere.

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Export a +10,1% nel primo bimestre 2015 per il Parmigiano Reggiano

E’ una crescita pressochè senza precedenti quella che stanno registrando le esportazioni di Parmigiano Reggiano, che ha chiuso il primo bimestre 2015 con una crescita a doppia cifra: +10,1%. Lo rende noto il Consorzio di tutela in una nota diramata nei giorni scorsi. A trainare il boom delle esportazioni sono soprattutto gli Usa, con risultati che in gennaio e febbraio si sono attestati attorno al +11%. “I flussi – sottolinea Giuseppe alai, presidente del Consorzio – sono buoni anche in Europa, che resta tuttora il principale mercato, tanto che a febbraio le esportazioni complessive intra ed extra-UE sono cresciute del 9,4%. Questi risultati hanno permesso di riassorbire ampiamente l’impatto, a volume, dell’embargo russo, ma auspichiamo che a breve l’azione diplomatica internazionale possa consentire la riapertura delle frontiere di questo importante mercato, cosa che porterebbe ad una ulteriore accelerazione delle performance estere del nostro prodotto”. Sempre nel primo bimestre 2015, anche le vendite di grattugiato registrano un significativo incremento, con un +9,8%. “Un risultato – spiega Alai – particolarmente importante per il sistema Parmigiano Reggiano, soprattutto in considerazione del fatto che tutte le operazioni di confezionamento avvengono nel comprensorio di produzione, accorciando la filiera, rendendo più agevoli e incisivi i controlli e le operazioni di vigilanza e generando nuovo valore nei territori cui il prodotto è storicamente legato”. Sul versante produttivo, intanto, prosegue il calo che si era già manifestato all’inizio dell’anno: ad aprile, infatti, la produzione è scesa dell’1,2%, portando il dato quadrimestrale a -1,9% “Nonostante la crescita del 5% registrata da inizio anno – prosegue Alai – le quotazioni si mantengono a livelli ancora del tutto insoddisfacenti. In questo modo è il mercato il vero regolatore di quell’offerta che, al contrario, deve essere determinata con l’esercizio di un ruolo più attivo da parte dei produttori, così come è negli obiettivi dei Piani di regolazione dell’offerta che abbiamo rivisto in occasione della recente assemblea e sui quali i caseifici dovranno esprimersi entro l’autunno”. Quanto alle prospettive, Alai vede ancora nelle esportazioni, associate proprio alla regolazione dell’offerta, il primo motore di sviluppo del sistema. “L’aumento continuo delle quantità esportate – conclude – rende evidente il fatto che in termini percentuali sarà difficile mantenere gli attuali ritmi, ma le nuove azioni avviate in Cina e in diversi Paesi dell’America Latina, unite agli incontri commerciali di cui siamo protagonisti nell’ambito di Expo, stanno già offrendo nuovi e incoraggianti segnali per il nostro prodotto”.

SUINI

Canali: “Le strategie della filiera stanno a zero”

“Senza una strategia la filiera suinicola ha il fiato corto”. E’ questo il titolo di un articolo firmato da Gabriele Canali docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e direttore di Crefis (Centro ricerche economiche delle filiere suinicole), apparso sul n. 19 della rivista L’Informatore Agrario. Nell’analisi del comparto produttivo italiano, Canali sottolinea che nonostante la modesta ripresa segnalata dagli ultimi dati disponibili e le basse quotazioni delle materie prime, sulla valorizzazione del prodotto nazionale sono state dette tante parole ma attuate poche scelte e zero strategie condivise di filiera “che vive ancora – scrive – nelle contraddizioni tipiche delle realtà nelle quali si pensa che l’unica salvezza risieda nella debolezza degli altri anelli della catena produttiva. Così continua la triste e assai poco produttiva lotta tra macellatori e allevatori per la fissazione dei prezzi nell’ambìto della Commissione unica nazionale (Cun). Una Cun che, nel 2014, su 52 settimane ha regolarmente quotato, come accordo tra le parti, solo 17 volte e che nelle prime 18 sedute del 2015 ha conseguito questo risultato, che dovrebbe essere l’unico ammissibile, solo 5 volte. E’ evidente che queste tensioni segnalano una filiera priva di una capacità di visione comune e lungimirante, in grado di intraprendere percorsi di sviluppo della competitività di medio e lungo termine. D’altro canto i segnali non sono più confortanti se si guarda all’andamento della redditività dei prosciutti Dop, in particolare del Parma, di gran lunga il più importante in termini quantitativi: da ben oltre un anno e mezzo la sua redditività è inferiore rispetto a quella del non tipico”. Impietoso il giudizio che Canali dà rispetto alla difesa di determinate posizioni da parte dei singoli componenti della filiera. “Tutte le occasioni, anche quelle promosse dal Mipaaf per affrontare i problemi della filiera – scrive ancora l’esperto – e per tentare di mettere in campo soluzioni anche nuove, si infrangono su posizioni che tendono più a conservare che a innovare. (…) Il primo passo resta la comprensione da parte dei soggetti delle filiere, principalmente quelli economici, che devono giocare un ruolo diverso rispetto a quello del passato e soprattutto devono puntare a rafforzare quegli elementi di cooperazione sulle grandi direttrici strategiche di sviluppo se si vuole costruire un futuro diverso e più promettente del passato… e del presente”.

AGROMECCANICA

Contoterzisti e Psr, incontro al Mipaaf

A seguito delle notizie recentemente apparse sulla stampa riguardanti le modalità di accesso dei contoterzisti nel Programma di sviluppo rurale che purtroppo ad oggi non hanno avuto positivo riscontro, nei giorni scorsi una delegazione del Cai, il Coordinamento degli Agromeccanici Italiani, costituito  da Unima e Confai, è stata ricevuta al ministero delle Politiche agricole da Angelo Zucchi, responsabile delle Segreteria politica del ministro Martina, e da Giuseppe Blasi, capo Dipartimento Politiche europee e sviluppo rurale. L’incontro è stata l’occasione per individuare percorsi condivisi finalizzati a definire le strategie di ingresso delle imprese agromeccaniche nei Programmi di sviluppo rurale regionali, superando in tempi brevi gli ostacoli posti dall’Unione Europea sia a livello tecnico che a livello politico. Cai si ritiene soddisfatto della prontezza di intervento del ministero delle Politiche Agricole e del sostegno che alcuni assessori regionali all’Agricoltura stanno dando per l’accesso degli agromeccanici alle provvidenze previste nel Psr. Resta elevata la soglia di attenzione, che porta il Coordinamento degli Agromeccanici Italiani a non sbilanciarsi in avventate dichiarazioni trionfalistiche, che UnimaConfai preferiscono lasciare a minimali organismi di rappresentanza. L’auspicio del Cai è che si elidano rapidamente i motivi di esclusione degli agromeccanici dai Psr, sostenuti da alcuni funzionari dell’Unione Europea, per consentire investimenti da parte delle imprese agromeccaniche, oggi colonna portante della moderna agricoltura e che sono gli unici soggetti in grado di introdurre innovazioni tecnologiche in tema di meccanizzazione agricola.