OSSERVATORIO ARCHI & TASTI DI CREMONAFIERE Notiziario n. 2 del 18.06.2015 a cura dell’Ufficio Comunicazione di CremonaFiere

IL SUONO DEL PIANOFORTE TOCCO E TIMBRO

È realmente possibile misurare il suono del pianoforte acustico con un approccio scientifico?
In cosa consiste, di fatto, il tocco pianistico? E quali caratteristiche distinguono il tocco dal timbro? E ancora, come possiamo riconoscere il tocco di diversi pianisti basandoci sui riscontri auditivi delle loro esecuzioni?
Qualsiasi pianista o amante del pianoforte vorrebbe trovare risposta a queste domande. Un nuovissimo saggio di Eleonora Kojucharov approfondisce questi aspetti con grande serietà metodologica, offrendo molti spunti di riflessione. Lo studio si basa sulla misurazione di diversi parametri: dinamica, attacco del tasto, profondità dell’abbassamento del tasto, pedalizzazione e articolazione.

LA VERA STATURA DEI COMPOSITORI

Beethoven è stato più grande di Mozart? Domande come queste sono molto comuni nel mondo musicale, ed è davvero impossibile (oltre che, probabilmente inutile) cercare una risposta. Ma oggi, almeno, possiamo sapere che la statura (fisica) di Mozart era leggermente superiore a quella di Beethoven, anche se entrambi erano piuttosto bassi. Nella lista dei compositori più alti, svettano (è proprio il caso di dire) Rachmaninoff e Prokofiev, mentre troviamo agli ultimi posti due “giganti” come Schubert e Grieg. Un elenco più dettagliato sulle altezze dei grandi compositori è disponibile QUI

BAMBINI PRODIGIO O VERI ARTISTI?

La storia della musica è ricca di enfants prodiges: basti pensare a Mozart, Mendelssohn e Liszt, che a dodici anni già avevano raggiunto una impressionante maturità come pianisti e compositori. Nel loro caso, la successiva evoluzione artistica ha mantenuto le promesse date dalla loro prodigiosa precocità, ma non sempre accade così. Oggi sono molti i casi di bambini prodigio che suonano il pianoforte o il violino con un incredibile dominio tecnico, ma raramente essi arrivano a sviluppare una grande carriera artistica.
L’articolo, apparso su The Independent, approfondisce questo argomento e solleva questioni importanti sul rapporto tra lo studio musicale severo in giovanissima età e la presenza (o assenza) di motivazioni e traguardi squisitamente artistici. Senza dubbio, oggi i musicisti riescono a raggiungere livelli professionali molto più avanzati ad un’età inferiore che in passato. Ma ciò non rischia di essere sopravvalutato, a discapito della reale consapevolezza artistica? E cosa succede quando i bambini prodigio diventano adulti?

UNA NUOVA SCOPERTA SULL’ORECCHI ASSOLUTO

Chi possiede il cosiddetto “orecchio assoluto” è in grado di identificare le note che ascolta senza bisogno del diapason. Solo l’1 % delle persone hanno questo dono, che si rivela di grande utilità nell’apprendimento musicale, grazie ad una più rapida capacità di comprensione e memorizzazione dei suoni. Una recente ricerca condotta dal dipartimento di Neuropsicologia dell’Università di Zurigo ha scoperto che nelle persone dotate di orecchio assoluto esiste una particolare connessione tra la corteccia auditiva e il lobo frontale dorsale del cervello.
Come spiega uno degli autori della ricerca, il professor Stefan Elmer, questa scoperta apre nuove prospettive nello studio delle interazioni dei processi psicologici e neurofisiologici legati all’orecchio assoluto: “Il nostro studio dimostra come due regioni del cervello, la corteccia auditiva e il lobo frontale dorsale, lavorano insieme per l’orecchio assoluto. Questa scoperta è la quadratura del cerchio, integrando due precedenti teorie (che collegavano l’orecchio assoluto rispettivamente solo alla corteccia auditiva e solo al lobo frontale dorsale) che in passato erano considerate conflittuali”. Maggiori dettagli sul sito ufficiale del dipartimento di Neuropsicologia dell’Università di Zurigo.

ELETTRODI SUI VIOLINISTI

Un esperimento di monitoraggio in tempo reale dei muscoli utilizzati da violinisti e violoncellisti è stato realizzato con gli allievi del Conservatorio “Vivaldi” di Alessandria, a cura del Laboratorio di Ingegneria Neuromuscolare del Politecnico di Torino. Il progetto, guidato dal professor Roberto Merletti, ha consentito agli studenti di rendersi conto di quali muscoli stessero effettivamente usando, grazie ad elettrodi collocati sul loro corpo che mostravano l’uso dei muscoli in un monitor posizionato di fronte al musicista: in blu venivano segnalati i movimenti che richiedevano poca attività muscolare, in rosso quelli che ne richiedevano di più.
«Chi suona uno strumento musicale a livello professionale – dice il professor Merletti – svolge una attività fisica molto simile a quella di uno sportivo o di un operaio che lavora ad una linea di montaggio e soffre di patologie neuromuscolari non molto diverse».
Il progetto mira, dunque, ad offrire agli strumentisti una maggiore consapevolezza sull’uso dei muscoli, con l’obiettivo di prevenire problemi di affaticamento e tendiniti e di migliorare il rendimento neuromuscolare nell’esecuzione musicale.

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ITZAK PERLMAN SPIEGA LA TENICA DEL VIOLINO SU YOUTUBE.

Il violinista americano Itzhak Perlman ha molto a cuore la condivisione della sua esperienza con altri violinisti e con i fan ed è molto presente anche sui social networks. Nella sua pagina Facebook ufficiale è possibile porre domande al grande musicista e chiedere consigli.
Il canale youtube “Itzhak Perlman on Youtube” presenta una grande quantità di video, tra cui alcuni utilissimi tutorial per gli studenti e gli appassionati di violino, dedicati ad aspetti specifici della tecnica o dell’espressione.
Qui alcuni link tra i più interessanti:
Sul metodo di studio
Sulla tecnica dell’arco
Sul vibrato

LA CONSAPEVOLEZZA DELLE PROPRIE EMOZIONI

di Roberto Prosseda

Uno degli effetti “collaterali” più importanti di chi fa musica in modo approfondito è certamente il prendere coscienza della propria interiorità, il saper ascoltare: ciò non include soltanto una maggiore sensibilità dell’udito, ma soprattutto la capacità di sapersi guardare dentro per riconoscere e vivere consapevolmente le proprie emozioni.
Questo è ben noto a molti musicisti, ma ora è ulteriormente confermato da uno studio pubblicato sul Journal of the American Academy of Child & Adolescent Psychiatry, che indaga gli effetti dello studio di uno strumento musicale sullo sviluppo cerebrale degli adolescenti.
Imparare a controllare i movimenti complessi necessari per suonare un violino o un pianoforte, infatti, potenzia le capacità mentali. Secondo questo studio, che ha monitorato con risonanze magnetiche 232 ragazzi tra i 6 e i 18 anni, le aree della corteccia cerebrale dedicate alla memoria di lavoro e all’organizzazione mentale sono più spesse nei giovani che studiano uno strumento musicale.
Come confermato anche da altre ricerche riportate sul Journal of Neuro Science, la pratica musicale rende il nostro cervello più reattivo e flessibile, con effetti positivi che si estendono nell’intero arco vitale.
Non a caso, in molte aziende anglosassoni chi ha nel curriculum un diploma di conservatorio viene spesso considerato con maggiore attenzione, in quanto lo studio della musica agevole le capacità relazionali, la gestione delle emozioni e l’organizzazione del lavoro: tutte doti indispensabili in molteplici aree professionali, anche esterne al mondo musicale.