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LATTE 1
Raggiunto l’accordo tra produttori e industria, sul tavolo 25 milioni di euro di aiuti
Il 26 novembre scorso, al Tavolo della filiera lattiero-casearia che si è tenuto presso la sede del Mipaaf, è stato siglato l’accordo per la stabilità della filiera tra il ministero per le Politiche agricole, le Organizzazioni agricole, le cooperative, l’industria rappresentata da Assolatte e la Gdo.
L’intesa raggiunta prevede l’impegno da parte del Mipaaf di destinare 25 milioni di euro, provenienti dall’intervento straordinario europeo per il settore lattiero, agli allevatori come aiuti diretti per il latte prodotto e commercializzato nei mesi di dicembre 2015, gennaio e febbraio 2016.
L’impatto stimato della misura è di 1 centesimo in più per litro venduto alla stalla. Le parti hanno concordato anche l’utilizzo di meccanismi di indicizzazione da inserire nei contratti e la promozione dell’utilizzo di contratti standard per rendere più trasparenti i rapporti di filiera.
La Gdo si impegna a realizzare campagne straordinarie di valorizzazione e promozione dei prodotti lattiero-caseari italiani attraverso iniziative che rendano facilmente riconoscibile l’origine da parte dei consumatori.
“Abbiamo raggiunto un risultato concreto a favore dei nostri allevatori – è la dichiarazione del ministro Maurizio Martina riportata in un comunicato – Con questo accordo facciamo un deciso passo in avanti sbloccando le relazioni tra i soggetti della filiera con impegni utili a far ripartire il settore.
Abbiamo stabilito un intervento immediato a favore delle imprese lattiere attraverso i 25 milioni di euro e trovato l’intesa su misure strutturali come l’indicizzazione del prezzo e l’utilizzo di contratti standard. Sono strumenti che si attendevano da anni e che ora dobbiamo mettere in moto subito.
Il nostro impegno va avanti, consapevoli che stiamo parlando di un settore strategico non solo per la filiera agroalimentare, ma per l’economia italiana”.
Gli impegni delle industrie di trasformazione aderenti a Assolatte consistono nel promuovere l’utilizzo di un contratto standard per l’acquisto di latte; l’introduzione nei contratti di acquisto di meccanismi di indicizzazione basati su parametri rappresentativi dei mercati nazionali e internazionali; l’esposizione sugli imballaggi di alcune menzioni volontarie dell’origine dei prodotti.
Le cooperative e le organizzazioni agricole dovranno promuovere con l’industria lattiero-casearia l’applicazione del contratto standard; condividere con l’industria iniziative programmatiche finalizzate alla pianificazione della produzione di latte prevedendo la possibilità di adeguare i contratti di fornitura, ma anche di metodologie e meccanismi di indicizzazione del prezzo basati su parametri rappresentativi dei mercati nazionali e internazionali da utilizzare nei contratti.
La Gdo dovrà promuovere l’incremento dei volumi di vendita del latte e dei prodotti derivati attivando iniziative straordinarie di promozione che incentivino l’acquisto di prodotti di origine italiana; rendere più facilmente riconoscibile dai consumatori la provenienza dei prodotti lattiero-caseari anche attraverso l’utilizzo sugli scaffali di cartelli dedicati a campagne informative sull’origine; promuovere l’utilizzo di latte italiano nella referenza latte fresco a marca del distributore.
LATTE 2
Parmigiano Reggiano, l’Assemblea del Consorzio dà il via ad alcune modifiche del Disciplinare
L’ultima assemblea del Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano, svoltasi a Reggio Emilia il 25 novembre scorso, ha approvato una serie di modifiche al Disciplinare di produzione.
Lo si apprende da una nota diffusa dall’ente di tutela. La lotta alle contraffazioni è l’obiettivo primario delle modifiche che, per l’appunto, prevedono l’introduzione di nuovi sistemi e parametri di controllo (riguardanti isotopi, aminoacidi liberi e acido ciclopropanico) attraverso i quali sarà possibile identificare con precisione il prodotto non originale sia per quanto riguarda la provenienza del latte che l’eventuale uso di prodotti vietati dal Disciplinare nell’alimentazione delle bovine come, ad esempio, gli insilati, ma anche svelare e contrastare possibili dichiarazioni ingannevoli sulla stagionatura del prodotto.
Relativamente al legame con il territorio, le modifiche approvate prevedono che il latte destinato alla trasformazione in Parmigiano Reggiano provenga solo ed esclusivamente da bovine nate e allevate nel comprensorio di produzione del Re dei Formaggi, quindi Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna (sponda sinistra del fiume Regno) e Mantova (sponda destra del fiume Po).
Stop quindi ad animali provenienti da fuori comprensorio e dall’estero, nonché da altre filiere produttive, i quali, dopo un periodo di quarantena di quattro mesi durante i quali dovevano essere alimentati secondo le norme del Disciplinare di produzione, potevano poi produrre latte da destinare alla trasformazione in Parmigiano Reggiano.
Una norma, si legge nel comunicato, che rafforza ulteriormente i vincoli con il territorio e contemporaneamente genererà un effetto indotto anche sui volumi produttivi. In sostanza, si eviteranno quei repentini e troppo consistenti aumenti produttivi che sono avvenuti in passato nel momento in cui il buon andamento delle quotazioni apriva la via all’ingresso di bovine provenienti da altre filiere (latte alimentare o altri formaggi) e, scontata la “quarantena”, ad un rialzo dei quantitativi di prodotto da destinare ai mercati.
“Sono fenomeni che abbiamo riscontrato – ha affermato il presidente del Consorzio, Giuseppe Alai – ed è evidente che la scelta che i caseifici hanno compiuto all’ultima assemblea del 25 novembre è particolarmente rilevante e positiva per quei produttori che costantemente legano gli investimenti e i redditi all’andamento del Parmigiano Reggiano, senza ricorrere a forme di business occasionale che producono andamenti depressivi sulle quotazioni e, conseguentemente, danni proprio ai redditi”.
Gli investimenti sulla qualità da parte del Consorzio di tutela intanto continueranno come leva primaria per consolidare la crescita dei consumi interni che da gennaio a fine ottobre hanno segnato un +2,3%.
Bene anche l’export con una crescita del 7,2% per il prodotto in forme o porzionato e del 14,7% per il grattugiato nei primi 8 mesi del 2015: sono i primi segnali di ripresa che si stanno manifestando sul fronte delle quotazioni dopo due anni di crisi.
SUINI
Con le Festività Natalizie cresce la richiesta di Zampone e Cotechino Modena Igp
Sono buone anche per quest’anno le previsioni per quanto riguarda il consumo di Cotechino e Zampone Modena Igp.
Lo rende il Consorzio di tutela che ricorda i 6 milioni di pezzi (1,5 milioni di zamponi Modena Igp e 4,5 milioni di cotechini Modena Igp) arrivati sulle tavole degli italiani lo scorso anno. Il quantitativo totale in volume raggiunse i 3.600.000 kg e il valore 32 milioni di euro.
“Per il 2015 abbiamo una percezione positiva nonostante il periodo di crisi dei consumi in atto”, dichiara Paolo Ferrari, presidente del Consorzio Zampone e Cotechino Modena Cotechino Igp, due prodotti che restano ai vertici delle classifiche dei regali natalizi.
La riscoperta di questi piatti tradizionali arriva a sostituire le più costose carni di manzo e si colloca perfettamente in linea con la cucina di recupero, posto che del cotechino e dello zampone non si butta nulla perché pronti da gustare così come sono nella loro interezza e rotondità senza bisogno di ricorrere a particolari coltellerie o complesse tecniche di taglio.
Oltre alla classica osservazione sulla spiccata territorialità di questi salumi, in base alla quale il centro-nord per abitudine culturale da sempre mostra una particolare affezione nei confronti di cotechino e zampone e quindi un consumo più massiccio rispetto a regioni come la Puglia, la Sicilia o anche il Trentino, è interessante riflettere sul confronto fra realtà urbane e piccoli centri.
L’elemento valoriale dello zampone e del cotechino, che risiede in una preparazione fatta con cura, dedizione e pazienza, trova maggiore forza in contesti provinciali raccolti rispetto a quelli metropolitani maggiormente dispersivi e frenetici circa orari e tempistiche.
Pregiudizio da combattere nell’immaginario collettivo anche quello della stagionalità connessa all’antico rito dell’uccisione del maiale nel periodo invernale e proprio a questo scopo il Consorzio Zampone e Cotechino Modena Igp ha indetto il secondo Concorso nazionale di cucina rivolto agli chef di domani: istituti alberghieri di tutta Italia hanno inviato ricette particolari a base di zampone e cotechino corredate da scatti fotografici still life alquanto professionali e invitanti.
La mattina del prossimo 5 dicembre, in piazza Roma a Modena, davanti alla suggestiva sede dell’Accademia militare, lo chef Massimo Bottura premierà la ricetta più innovativa capace di raccontare queste due eccellenze in maniera originale e al contempo quotidiana.