OSSERVATORIO AGRI&FOOD DI CREMONAFIERE Notiziario n. 74 del 10/12/2015 a cura dell’Ufficio Comunicazione di CremonaFiere.

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LATTE 1

Calano le scorte di Parmigiano Reggiano, segnale positivo per rilanciare la redditività

Dopo due anni di lievi ma costanti incrementi, le scorte di Parmigiano Reggiano mostrano la prima evidente flessione.

Lo rende noto attraverso un comunicato il Consorzio di tutela che sottolinea come il riferimento, in particolare, riguardi il prodotto stagionato oltre 18 mesi per il quale, secondo l’elaborazione del Sistema informativo filiera Parmigiano Reggiano (Si-PR), si registra un calo dell’1,1%, andamento che non si verificava dal novembre del 2013, quando la flessione fu di un più misero 0,2%.

“Siamo di fronte a un dato positivo – è stato il commento del presidente del Consorzio, Giuseppe Alai – chiaramente determinato da un aumento della richiesta che sta proseguendo e va a consolidare quei dati che a fine ottobre parlavano di un +2,3% delle vendite nella Gdo (in netta controtendenza rispetto al calo del 2,9% della vendita di formaggi duri) e di un flusso di esportazioni che a fine agosto risultava in crescita del 7,2% per il prodotto in forme o porzionato e del 14,7% per il grattugiato. La flessione delle scorte – ha sottolineato Alai – è a maggior ragione significativa se si considera che si riferisce ad un prodotto marchiato e stagionato oltre 18 mesi, sul quale aumentano complessivamente quegli acquisti che in questi anni si erano già fortemente innalzati per il formaggio a lunga stagionatura (30 mesi e oltre) determinando cambiamenti profondi nella struttura delle scorte”.

Alla crescita dei consumi e alla diminuzione del prodotto in stagionatura nei magazzini corrisponde anche un consolidamento della ripresa delle quotazioni all’origine, che già si era manifestata tra le metà di ottobre e la metà di novembre.

“La cautela è ancora d’obbligo – ha rimarcato Giuseppe Alai – ma la Borsa comprensoriale, il 4 dicembre scorso, ha registrato un ulteriore incremento di 10 centesimi al chilo e i segnali che giungono dalle ancor più recenti sedute dei mercati delle province interessate sono confortanti.

Siamo ancora al di sotto di valori in grado di garantire reale redditività ai produttori, ma questo trend, ora accompagnato da una flessione delle scorte finalmente evidente, apre migliori prospettive di ritorno a livelli più soddisfacenti, soprattutto in vista di quelle festività che già lo scorso anno determinarono un sensibile rialzo delle vendite sul mercato interno: +7% rispetto al 2013”.

LATTE 2

Quote latte e multe, il Corriere della Sera spiega il “giallo” delle 300mila vacche in più

Il 2 dicembre scorso l’edizione del Corriere della Sera ha pubblicato un articolo a firma Luigi Ferrarella (pag. 21) dal titolo: “Quote latte, non è l’algoritmo la causa delle multe”.

Il giornalista riprende la vicenda dell’informativa dei carabinieri che nel 2010 rivelava “che tre anni prima, in un algoritmo, era stato modificato il parametro dell’età massima per una vacca da latte, alzato da 120 a 999 mesi.

Nuove indagini dei carabinieri hanno invece oggi accertato che la modifica era un escamotage tecnico (lecito) per effettuare i controlli, che non hanno inciso sui dati comunicati alla Ue”.

In buona sostanza, il rapporto dei carabinieri del 2010 “prospettava che in un algoritmo la modifica effettuata nel 2007 del parametro dell’età massima per una vacca da latte, alzato da 120 a 999 mesi, oltre che a contrastare con il buon senso di bovine 82enni, avesse prodotto una differenza di 300mila capi, pari a oltre il 20% dell’intera popolazione bovina a indirizzo lattifero, provocando un danno ai singoli allevatori ai quali sono state comminate pesantissime sanzioni sebbene le loro produzioni non avessero mai superato la quota nazionale assegnata dalla Ue.

Adesso però, sulla scorta di due nuove relazioni dei carabinieri (sia del Comando politiche agricole sia del Ros), la giudice rileva che furono l’enfasi e le conclusioni dell’informativa del 2010 a determinare una serie di equivoci sulla modifica del parametro.

Il dato certo è che il quantitativo di latte prodotto che viene comunicato all’Unione europea è calcolato su quello dichiarato dai primi acquirenti, va nel sistema operativo Sian gestito da Agea e su esso vengono calcolate le multe.

Tutta diversa è la Bdn, cioè la Banca dati nazionale dell’Istituto zooprofilattico sperimentale di Teramo, che non serve a dare i numeri alla Ue, ma a definire il campione di controllo di competenza delle Regioni e a segnalare anomalie.

Qui sta l’origine dell’equivoco – scrive ancora Ferrarella – nel luglio 2007 Agea, anziché considerare un’età massima volle considerare tutti gli animali in allevamento sino alla loro macellazione.

Ma invece di modificare l’algoritmo, che avrebbe comportato tempi tecnici, per ottenere lo stesso scopo pensò di modificare il valore dell’età, portandolo al valore massimo consentito dal codice informatico, cioè 999.

Il che significava non inglobare vacche di 82 anni, ma solo rilevare vacche che producevano latte oltre i 120 mesi e che il sistema non accettava, con conseguenti anomalie riscontrate dalle Regioni. Ad essersi dunque sbagliati, stando ora ai carabinieri del Comando politiche agricole e del Ros, sarebbero stati i colleghi del 2010 che calcolarono 300mila bovine da latte in più: dato che indusse anche la Corte dei conti a vagliare un possibile colossale danno erariale ma che – scrive il Ros – non trova conferma non sussistendo alcuna specifica sul processo di calcolo utilizzato”.

SUINI

Novembre negativo per la redditività degli allevatori

Nuovi segnali di crisi per il comparto produttivo suinicolo. Lo conferma la mensile analisi di Crefis (Centro ricerche economiche sulle filiere suinicole) che per il mese di novembre ha registrato una caduta dei prezzi sul mercato di Modena pari a un -7,2% rispetto a ottobre e, rispetto a un anno prima, una flessione del 6,1%.

Se a questo aggiungiamo l’aumento dei costi di produzione causati dall’incremento dei prezzi di mais e soia, si spiega la forte diminuzione, sempre a novembre, dell’indice Crefis sulla redditività della suinicoltura, che rispetto a ottobre segna un -7,5% anche se si mantiene leggermente positiva (+1,8%) su base tendenziale in ragione delle buone performances dei mesi scorsi. Le cose comunque non vanno meglio in Europa, tant’è vero che in ottobre la redditività italiana risultava del 19% più elevata della media Ue.

Parallelamente, l’indice di redditività registrato a novembre per il comparto della macellazione ha incassato un +6% rispetto a ottobre e un +8,9% rispetto a novembre 2014. Il comparto ha beneficiato della diminuzione dei prezzi dei suini da macello, mentre il mercato dei tagli freschi non ha brillato.

Nell’ultimo mese le cosce fresche destinate alla trasformazione in Prosciutto crudo Dop, quotate alla Cun tagli, sono state scambiate a 4,470euro/kg per la tipologia pesante che si è tradotto in -0,4% rispetto al precedente mese di ottobre.

Negativo anche l’andamento delle cosce fresche pesanti destinate alla trasformazione in prosciutti generici, che a novembre hanno quotato 3,570euro/kg, pari a -0,6% rispetto al mese precedente. Riguardo la fase di stagionatura dei prosciutti Dop, l’indice Crefis per i prosciutti di Parma ha registrato un +1,7% su base congiunturale e un +11,9% rispetto all’anno scorso.

Sempre a novembre, è invece scesa la redditività della stagionatura dei prosciutti non inseriti nel circuito tutelato: -1,1% rispetto a ottobre. Si consolida quindi il gap positivo di redditività dei prosciutti crudi Dop rispetto ai generici (+5%) dopo molti mesi in cui si è registrato un andamento opposto.

DOP E IGP

E’ partito il Piano del Mipaaf per promuovere le produzioni tutelate

E’ partita il 3 dicembre scorso la campagna istituzione di promozione per aumentare la conoscenza e sostenere il consumo dei prodotti Dop e Igp promossa dal Ministero per le Politiche agricole.

L’iniziativa coinvolge anche i punti vendita della Grande distribuzione organizzata che hanno aderito e rientra nel quadro di azioni che il Mipaaf ha messo in campo per i prodotti di qualità certificata Dop, Igp protagonisti anche nell’ambìto di Expo Milano 2015.

“Con 839 prodotti certificati dall’Unione europea – è stato il commento del ministro Maurizio Martina – siamo leader assoluti nel campo della qualità con un patrimonio che vogliamo continuare a valorizzare al meglio attraverso azioni coordinate e strategiche per far crescere ancora un settore che già oggi vale più di 13,5 miliardi di euro e coinvolge circa 150mila imprese”.

Nel corso dell’anno che sta per concludersi l’impegno del Ministero per la tutela e la promozione dei prodotti appartenenti al circuito tutelato è stato molto forte sia sul fronte nazionale che internazionale. In particolare, sono state messe in campo 4 azioni principali: è stato siglato ad Expo un accordo con la Gdo (nello specifico con Federdistribuzione, Ancc-Coop, Ancd-Conad) uno dei mercati più importanti a livello nazionale, con lo scopo di rilanciare i consumi dei prodotti a denominazione.

Il protocollo di intesa garantisce tra l’altro una migliore informazione dei consumatori e favorisce una più facile individuazione dei prodotti Dop e Igp presso i punti vendita.

Allo stesso tempo sono state rafforzate le attività di contrasto alla contraffazione dei prodotti a denominazioni anche sul web, nuova frontiera dell’agropirateria. Tali attività consentono di bloccare su internet i flussi di vendite di prodotti falsi o italian sounding. Inoltre, è stato realizzato un focus sulle indicazioni geografiche nel piano del Governo per il sostegno all’export del made in Italy.

Per quanto riguarda invece la difesa del sistema delle denominazioni a livello internazionale, il Mipaaf sta portando avanti il suo impegno a fianco dell’Esecutivo nel negoziato Ue-Usa per un accordo globale di libero scambio e degli investimenti, il Ttip.

ALIMENTAZIONE ZOOTECNICA

Grazie all’economia circolare si riduce lo spreco e si alimentano gli animali

E’ stata varata nei giorni scorsi la normativa europea contro lo spreco alimentare in base alla quale sono stati definiti i cibi, non più destinati al consumo umano, che possono essere impiegati per la produzione di mangimi.

Stiamo parlando del “Circular Economy Package”, un pacchetto di misure in materia di economia circolare approvato dalla Commissione europea che chiarisce la legislazione in materia di rifiuti, alimenti e mangimi. Lo scopo della normativa è quello di favorire la produzione di mangimi utilizzando cibi destinati in precedenza al consumo umano, ma anche impiegando sottoprodotti alimentari.

Nello specifico, la norma esclude le materie prime dell’alimentazione animale dall’ambito di applicazione della direttiva europea sui rifiuti. In pratica, quei cibi non più idonei al consumo umano per motivi di marketing ma sicuri da un punto di vista qualitativo, non potranno essere considerati rifiuti e potranno quindi essere destinati alla produzione di mangimi.

La European feed manufacturers’ federation (Fefac) ha approvato la normativa e ha sottolineato che il provvedimento è in linea con le posizioni della Federazione, il cui scopo è quello di garantire la sicurezza e l’integrità delle materie prime utilizzate per produrre alimenti zootecnici.

“In qualità di esperti nel campo dell’efficienza delle risorse – ha affermato il presidente di Fefac, Ruud Tijssens – riteniamo che l’industria mangimistica debba ricoprire un ruolo importante nell’economia circolare della catena alimentare per continuare a sviluppare nuovi strumenti volti ad ottenere mangimi sicuri e sostenibili.

E’ grazie al nostro know-how nutrizionale che i sottoprodotti dell’industria alimentare e dei biocarburanti potranno essere valorizzati e considerati risorse sostenibili della catena alimentare, contribuendo così a ridurre l’impatto ambientale della produzione zootecnica”.