“Il vero concorso inizia dopo la vittoria”
Durante il concorso pianistico internazionale di Hamamatsu, il noto pianista e didatta Sergej Babayan, ora membro della giuria e già vincitore della prima edizione del concorso, ha rilasciato una intervista sui concorsi pianistici e sulle doti che i giovani concertisti devono avere per intraprendere una carriera di successo. Qui riportiamo alcuni estratti di particolare interesse:
“Noi giurati siamo in cerca di veri artisti, anche se qualcuno potrebbe pensare che stiamo solo contando le note sbagliate nelle esecuzioni dei candidati. Naturalmente, troppi errori non vanno bene, ma qualche nota sporca non dà fastidio, quando la musica porta un messaggio intenso e chiaro.
Cerchiamo un pianista che sia creativo e indipendente. Molti pianisti soccombono alla competitività superficiale e scelgono brani veloci e spettacolari pensando che così possano prevalere sugli altri. Ma quando mi imbatto in un simile candidato, mi chiedo cosa egli voglia ottenere. Posso facilmente distinguere un pianista che cerca semplicemente di vincere il concorso, da un vero musicista, animato da più profonde e sincere motivazioni artistiche.
Credo che il vero concorso inizi dopo la vittoria del concorso: è nella vita di ogni giorno che i musicisti sono messi alla prova: è in ogni concerto successivo che dovranno mostrare di essere dei veri artisti, in grado di creare musica che sappia toccare I cuori degli ascoltatori”.
L’intervista completa, in inglese, è disponibile: clicca qui
“Italian export”: il boom dei direttori italiani in USA.
Lo scorso 5 gennaio The Economist ha pubblicato un articolo a proposito dei recenti multipli successi di dei direttori d’orchestra italiani negli USA: la nuova nomina di Gian Andrea Noseda a capo della National Symphony di Washington si aggiunge alle analoghe posizioni di altri Maestri italiani: Riccardo Muti alla Chicago Symphony, Nicola Luisotti alla San Francisco Opera e Corrado Rovaris alla Philhadelphia Opera, oltre alla presenza di Fabio Luisi come direttore principale della Metropolitan Opera di New York.
E molti altri direttori italiani sono regolarmente invitati a dirigere altre prestigiose orchestre americane, come Daniele Rustioni, Roberto Abbado e Marco Armiliato. Quest’ultimo, in una breve intervista a The Economist, nota che attualmente l’Italia della musica classica sta sperimentando quello che nel tennis è definito “effetto Federer”: alcuni modelli di eccellenza portano i direttori più giovani ad ottenere risultati simili e a seguire il loro successo.
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Un raro scritto di Dinu Lipatti sull’interpretazione musicale
Il grande pianista rumeno Dinu Lipatti (1917 – 1950) è ormai una leggenda nella storia dell’interpretazione musicale. Il sito dinulipatti.com fornisce numerose informazioni e testimonianze sulla sua vita e sul suo lascito, tra cui alcuni interessanti scritti. Segnaliamo qui il suo ultimo saggio, redatto nel maggio del 1950 come testo introduttivo per un previsto corso di perfezionamento pianistico al Conservatorio di Ginevra. Lo scritto svela l’approccio del grande artista nei confronti della filologia e del rapporto con il passato, mostrando una posizione estetica di grande modernità. Riportiamo qui un breve estratto:
“Ha ragione Stravinsky quando afferma che ‘la musica è il presente’. La musica deve vivere sotto le nostre dita, sotto i nostri occhi, nei nostri cuori e nelle nostre menti, con tutto ciò che noi, vivendo, possiamo offrire. Non intendo promuovere l’anarchia e il disdegno per le regole che guidano un adeguato approfondimento stilistico e interpretativo, ma trovo che sarebbe un grave errore perdersi in innumerevoli dettagli riguardanti il modo con cui, ad esempio, Mozart avrebbe effettivamente eseguito un determinato abbellimento. Mai bisogna approcciare una partitura con gli occhi di un morto o del passato. Alfredo Casella ha giustamente detto che non possiamo essere soddisfatti solo dal rispettare i capolavori, ma dobbiamo amarli”.
Il testo completo è disponibile in inglese a questo link: clicca qui