OSSERVATORIO AGRI&FOOD DI CREMONAFIERE Notiziario n. 80 del 03/02/2016

LATTE

Luce verde all’indicizzazione per stabilire il prezzo

Il 28 gennaio scorso si è svolta a Roma, presso il Ministero per le Politiche agricole, la prima riunione del Comitato consultivo previsto dall’accordo di filiera per il sostegno al comparto lattiero-caseario siglato al Ministero lo scorso novembre. All’incontro – si legge in una nota diramata dal Mipaaf – hanno partecipato i rappresentanti delle Organizzazioni agricole, dell’Industria, delle Cooperative e della Grande distribuzione. La riunione ha permesso di definire il sistema base di indicizzazione del prezzo del latte attraverso un meccanismo oggettivo che tiene conto dei costi di produzione e dell’andamento dei prezzi del latte e dei formaggi sul mercato interno ed estero. L’Industria lattiera ha confermato l’impegno a definire un modello di contratto standard e di promuovere tra i propri associati l’utilizzo degli indici elaborati sul sistema base nei contratti che verranno stipulati per l’acquisto di latte.
Per quanto riguarda i 25 milioni di euro previsti per il settore zootecnico dall’intervento straordinario europeo, il ministro Maurizio Martina ha firmato il Decreto per la ripartizione degli aiuti diretti alle imprese di allevamento per il latte prodotto e commercializzato nei mesi di dicembre 2015, gennaio e febbraio 2016. L’impatto stimato della misura è di 1 centesimo per litro di latte venduto alla stalla. Il decreto è stato già trasmesso ad Agea per l’erogazione dei contributi a circa 36mila allevatori. Al tavolo la Grande distribuzione ha presentato un programma delle attività di promozione straordinaria dei prodotti lattiero-caseari italiani, che sarà caratterizzata dall’utilizzo di un marchio che consenta di individuare in maniera chiara e omogenea i prodotti lattiero-caseari di origine 100% italiana sugli scaffali. “Continuiamo a lavorare concretamente – ha detto il ministro Martina – per sostenere tutto il sistema lattiero-caseario italiano. Dopo l’accordo di novembre siamo passati alla fase operativa mantenendo gli impegni presi per interventi strutturali, a partire dalla definizione del meccanismo di indicizzazione del prezzo. Un punto centrale, atteso da anni, per tutelare meglio il reddito dei nostri allevatori, tenendo in considerazione parametri reali come i costi di produzione. C’è ancora tanto da fare, ma stiamo gettando le basi per rendere più competitivo questo comparto strategico. Al primo posto viene la giusta remunerazione del lavoro dei nostri allevatori”.

ALIMENTAZIONE ZOOTECNICA

Al via il Gfli, progetto mondiale per misurare l’impatto ambientale dei mangimi

Misurare l’impatto ambientale della produzione mangimistica. E’ questo lo scopo del Global feed lca institute (Gfli) che si è aperto a Washington e si concluderà secondo il programma entro la prossima estate. L’evento è stato organizzato da Fefac (European feed manufacturers’ federation) Ifif (Federazione internazionale dei produttori di mangimi) Afia (American feed industry association) e Anac (animal nutrition association of Canada) oltre a un consorzio di aziende internazionali. L’obiettivo del Gfli è quello di arrivare ad adottare su scala internazionale un metodo standard per la valutazione e l’analisi comparativa dell’impatto ambientale che scaturisce dalla produzione mangimistica. Nel dettaglio, spiega una nota pubblicata dalla periodica newsletter di mangimiealimenti.it, si vuole garantire la fruizione gratuita e trasparente di un database che descriva la valutazione del ciclo di vita degli ingredienti utilizzati nella produzione degli alimenti per animali, il cui obiettivo è quello di valutare e analizzare in termini comparativi gli effetti sull’ambiente. Il Gfli ha anche instaurato una partnership con la Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) e con la Leap (Livestock environmental assessment and performance partnership) per garantire che le sue attività siano compatibili con i requisiti metodologici definiti dalle due organizzazioni. Inoltre, si legge sempre nel comunicato, il programma tecnico del Gfli è stato progettato per risultare conforme anche al progetto Pef (Product environmental footprint project) diretto a rilevare l’impronta ambientale dei prodotti, coordinato dalla Commissione europea. “Il significativo ruolo che la produzione dei mangimi ricopre nell’ambìto dell’impatto ambientale derivante dai prodotti di origine animale – ha dichiarato Ruud Tijssens, presidente di Fefac – fa sì che i mangimi rappresentino anche un settore-chiave per lo sviluppo di nuove strategie capaci di ridurre le emissioni inquinanti. Grazie all’unione di opzioni nutrizionali per animali e di efficienti risorse tecniche, l’industria mangimistica può assistere con grande fiducia alla misurazione degli effetti prodotti sull’ambiente”.

LIBERALIZZAZIONE DEI VITIGNI

De Castro scettico sulle rassicurazioni di Bruxelles

“Dal documento di lavoro predisposto a seguito del Comitato di gestione della Commissione europea non emergono rassicurazioni in merito alla proposta di liberalizzazione dell’uso dei nomi dei vitigni fuori dalle attuali zone di produzione”. Lo afferma Paolo De Castro, coordinatore della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale al Parlamento Europeo, in merito alla richiesta di alcuni Paesi della Ue di liberalizzare i nomi dei vitigni. L’europarlamentare replica quindi alle informazioni diffuse circa un miglioramento della posizione dell’esecutivo Ue sul delicato tema della tutela dei vini identitari. In una nota, De Castro afferma che “è doveroso innanzitutto ricordare la preoccupazione e, quindi, la richiesta formulata dal mondo produttivo: mantenere lo status quo ovvero l’attuale livello di tutela delle nostre Dop e Igp non modificando le regole vigenti che disciplinano l’uso di quei nomi di varietà che comprendono, per l’appunto, una Dop o una Igp. La nostra preoccupazione – sottolinea – è nata dopo aver visto nero su bianco, lo scorso anno, le proposte presenti nei primi documenti di lavoro con i quali la Commissione ha avviato la discussione con gli Stati membri per sondare le diverse sensibilità in campo e capire quali fossero i margini di manovra. Nell’ultimo documento, invece, circolato la settimana scorsa, la Commissione ha formulato una proposta che solo apparentemente mantiene lo status quo, ma che nei fatti non offre alcuna garanzia ai produttori italiani. Da un lato l’esecutivo Ue dice di mantenere l’allegato con l’elenco dei nomi di vitigno in questione così come lo conosciamo oggi, poi però fissa una condizione d’uso che non ci dà garanzie per il futuro: per utilizzare i nomi presenti nell’elenco, infatti, sarebbe sufficiente avere un Disciplinare di produzione e fare una notifica alla Commissione. Le regole fino a oggi in vigore hanno funzionato bene – ha concluso De Castro – proprio per questa ragione dobbiamo lavorare coesi affinchè vengano mantenute a tutela del reddito dei nostri produttori, senza interpretazioni parziali o volutamente fuorvianti che hanno il solo scopo di screditare i rappresentanti di altre forze politiche, disorientando gli addetti al settore”.

GIOVANI AGRICOLTORI

Dalla Bei in arrivo 50 milioni di euro

Per i giovani agricoltori arrivano 50 milioni di euro dalla Bei (Banca europea per gli investimenti). Lo riporta Angelo di Mambro firmando un articolo apparso sul n. 3 della rivista L’informatore Agrario. L’autore scrive che “per gli under 40 italiani il Consiglio di amministrazione della Bei ha approvato una linea di credito dedicata da 50 milioni di euro. I dettagli del progetto, discusso la scorsa primavera, saranno definiti insieme a Ismea per favorire prestiti a lungo termine diluiti anche su 15 anni. Si tratta della seconda iniziativa della Bei per l’agricoltura in Italia – continua Di Mambro – dopo la linea di credito da 400 milioni di euro varata l’anno scorso per il settore. Il programma ha coinvolto Banca Intesa, UBI e Bper in prestiti a imprenditori agricoli, Consorzi agrari e Reti di impresa per acquisto o affitto dei macchinari o sostegno in forma di capitale circolante. Nel 2015 le Pmi di tutti i comparti dell’economia finanziate tramite operazioni Bei sono state 7.200 e 84.500 nel periodo 2008-2015. A pochi mesi dal suo avvio ufficiale attraverso la garanzia del fondo Juncker, la Bei ha finanziato due progetti agricoli in senso stretto, uno in Finlandia e l’altro in Polonia, con l’obiettivo di mobilitare 1,2 miliardi di euro di investimenti. A questi si aggiungono proposte collegate al settore come il sostegno in ricerca e sviluppo di biotecnologie in Spagna e in bio-prodotti in Italia e impianti di biogas in Danimarca”.