OSSERVATORIO AGRI&FOOD DI CREMONAFIERE Notiziario n. 84 del 04/03/2016

LATTE 1

Maurizio Martina: “Sulla crisi del latte Bruxelles deve dare risposte concrete”

Nei giorni scorsi si è svolta al Palazzo dell’Agricoltura di Roma una riunione tra il ministro per le Politiche Agricole, Maurizio Martina, e gli assessori regionali all’Agricoltura. Tra i temi in discussione, si legge in una nota del Ministero, ne sono stati affrontati alcuni relativi allo sviluppo rurale, in particolare lo stato di attuazione delle misure di gestione del rischio, infrastrutture irrigue e biodiversità animale, oltre che alcune azioni a livello europeo sul settore del latte e della zootecnia. In vista del prossimo Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura europei che si terrà a marzo, il ministro Martina ha sottolineato che alla Commissione europea l’Italia presenterà un position paper che conterrà anche un focus specifico sul latte. “Dalla Commissione Ue ci aspettiamo risposte concrete – ha affermato Martina – In particolare per la crisi del settore lattiero che è europea e non solo nazionale. Per questo abbiamo voluto condividere con le Regioni le proposte di intervento che l’Italia chiede con urgenza a Bruxelles. Quattro sono gli assi fondamentali della nostra proposta all’Europa: rafforzamento delle norme Ue su etichettatura del latte e prodotti lattiero-caseari; raddoppio della soglia degli aiuti de minimis per 3 anni; maggiore tutela degli allevatori con regole chiare sui contratti e meccanismi di indicizzazione dei prezzi; nuove misure di promozione del latte per contrastare il calo dei consumi. Azioni che sono state rimandate per troppo tempo e che possono contribuire nella gestione di una fase complicata. Il Governo continua a lavorare su tutte le leve possibili di intervento – ha continuato Martina – tenendo sempre presente l’esigenza di una tutela effettiva del reddito di oltre 35mila allevatori italiani, ora in oggettiva difficoltà. Come annunciato agli assessori, nelle prossime settimane verranno erogati gli aiuti relativi all’intervento straordinario da 25milioni di euro ottenuti da Bruxelles e abbiamo attivato l’aumento della compensazione Iva al 10% come previsto dalla legge di Stabilità. Ora rilanciamo la sfida a livello europeo, soprattutto sul fronte della valorizzazione dell’origine perché questo è un nodo fondamentale che va sciolto ora”.

 

LATTE 2

Parmigiano Reggiano, un taglio “d’artista” conquista il mercato anglosassone

“Parm Crack”, cioè taglio contemporaneo di oltre 400 forme di Parmigiano Reggiano avvenuto il 27 febbraio scorso nei punti vendita della catena distributiva Whole Foods disseminati nei principali Paesi anglosassoni. Qui, i numerosi clienti di Whole Foods hanno potuto assistere a un’usanza decisamente comune e frequente nei nostri caseifici: il taglio a mano della forma di Parmigiano Reggiano con i tradizionali coltelli, una consuetudine che invece oltre i confini nazionali rappresenta una vera e propria rarità. “Da qualche anno la catena Whole Foods, in collaborazione con il nostro Consorzio di tutela, organizza questa apertura spettacolarizzata delle forme – ha dichiarato Riccardo Deserti, direttore dell’Ente di tutela – E’ un modo molto efficace di portare l’attenzione dei suoi consumatori e clienti verso il tema della qualità degli alimenti. La Whole Foods è una grande catena distributiva, basti pensare che nel solo 2015 ha totalizzato un fatturato di 15,4 miliardi di dollari e nei Paesi anglosassoni si colloca come un distributore particolarmente attento alla qualità e alla salubrità dei prodotti, privilegiando alimenti che garantiscono metodi produttivi e origine territoriale riconosciuta e certificata, esattamente come sono i prodotti Dop e quelli biologici”. Da diversi anni la catena investe molto sulla valorizzazione del Parmigiano Reggiano promuovendo viaggi di formazione nella zona di origine per i propri “tagliatori”, attuando una selezione attenta dei caseifici produttori e organizzando questa affascinante manifestazione di apertura contemporanea delle forme: nel primo week-end di marzo l’apertura delle forme è prevista in 438 punti vendita della catena Whole Foods: 418 in Usa, 11 in Canada e 9 in Gran Bretagna. “Campagne come questa a favore della qualità – puntualizza ancora Deserti – appaiono ancora più importanti all’indomani della scoperta del cosiddetto Parmesan americano alla segatura. La denuncia della produzione di questo falso Parmigiano Reggiano avvenuta pochi giorni fa ha riportato all’attenzione del grande pubblico quanto sia dannoso lasciare alle pure logiche di mercato la produzione dei prodotti alimentari, senza adottare il più elementare rispetto delle regole di produzione e delle corrette indicazioni sull’origine dei prodotti, lasciando che il consumatore venga ingannato e senza la possibilità di tutelare i prodotti a denominazione di origine, contrastando così l’uso improprio di nomi con evocazioni che ingannano il consumatore, in particolare in un mercato come quello americano dove sia l’attenzione dei consumatori che la domanda dei prodotti di alta gamma è in crescita. Prova ne è che nel 2015 l’export di Parmigiano Reggiano ha conosciuto un aumento del 28%.

 

EFFLUENTI E DIGESTATO

Un Decreto introduce nuove norme sul loro utilizzo

In una nota, il ministero delle Politiche agricole informa che è stato adottato il Decreto interministeriale che prevede la revisione delle norme relative all’utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento, finora disciplinate dal Decreto ministeriale 7 aprile 2006, oltre alle nuove norme sull’utilizzazione agronomica del digestato prodotto dagli impianti di digestione anaerobica. Il provvedimento è frutto di una lunga e approfondita istruttoria a cui hanno preso parte le Regioni, i ministeri dell’Ambiente, dello Sviluppo economico, della Salute e delle Infrastrutture e le Associazioni di categoria. Queste le novità introdotte dal nuovo Decreto che riguardano, in particolare, la possibilità di utilizzare agronomicamente il digestato frutto della digestione anaerobica degli effluenti di allevamento e di una serie di materie tra cui scarti vegetali e alcuni scarti dell’agroindustria. E’ prevista la bipartizione del digestato in agrozootecnico ed agroindustriale; il divieto di utilizzazione agronomica del digestato prodotto da colture che provengano da siti inquinati; la possibilità per le Regioni di modificare il periodo obbligatorio di 60 giorni di divieto di spandimento degli effluenti, a seconda delle diverse condizioni climatico-ambientali; l’introduzione di una graduale limitazione all’uso di colture no-food alternative all’utilizzazione agricola dei terreni coltivati; il calcolo dell’azoto tramite l’effettivo fabbisogno delle colture. “Dopo anni di empasse e difficoltà – ha dichiarato il ministro Maurizio Martina – con il Decreto si migliora la sostenibilità ambientale delle produzioni agricole, si offrono maggiori possibilità di diversificazione e crescita per le imprese che potranno valorizzare gli scarti di produzione e produrre energia da fonti rinnovabili”. Il provvedimento è stato a lungo discusso anche con la Commissione europea che sarà presto chiamata ad esprimersi sulle richieste di deroga per le zone vulnerabili ai nitrati presentate dalle Regioni Piemonte e Lombardia. “Insieme al ministro Galletti – ha concluso Martina – proseguiremo il lavoro già avviato per la revisione della Direttiva Nitrati in modo da adeguarla ai più recenti studi scientifici in materia”.

 

BIOMETANO

Un Manifesto Comune a sostegno di una filiera importante

Nei giorni scorsi si sono svolti a Roma gli Stati generali del biogas organizzati dal Consorzio italiano biogas (Cib) in collaborazione con Confagricoltura e Snam. Durante l’evento è stato presentato un Manifesto Comune, indirizzato al Governo e alla Commissione europea, per sostenere la filiera del biometano italiano, energia rinnovabile che si può ottenere dalla digestione anaerobica di biomasse agricole e agroindustriali. “Il Manifesto – è stato spiegato dagli enti organizzatori – evidenzia la necessità di elaborare un’agenda per il biometano con l’obiettivo di ridefinire l’intervallo temporale per l’accesso agli incentivi, considerata la necessità di modulare in maniera più adeguata la loro attuazione; la previsione di un target annuo di biometano da immettere in rete entro il 2030; l’aggiornamento della normativa nazionale in tema di biocarburanti avanzati coerentemente con la direttiva Iluc e la previsione di un sistema che valorizzi il ruolo della filiera di produzione del biometano nella strategia di riduzione della Co2. “Il biometano – ha affermato il presidente del Cib, Piero Gattoni – è strategico sia sotto il profilo delle politiche energetiche nazionali che sotto quello ambientale. Il suo processo produttivo può contribuire a ridurre in modo significativo le emissioni del settore agricolo che rappresentano a livello globale il 14% dei gas climaalteranti e a restituire al terreno sostanza organica. Il digestato – ha proseguito – cioè ciò che rimane dopo il processo di digestione anaerobica delle matrici agricole, è un ottimo ammendante naturale. Le imprese agricole possono in questo modo abbattere i loro costi di produzione e aumentare competitività e produzioni agricole tradizionali grazie a un modello di economia circolare che alcuni ricercatori e agricoltori hanno ribattezzato ‘biogas fatto bene’, in grado di rilanciare non solo l’agricoltura, ma anche il sistema economico e industriale italiano”.