Una recensione del recital di Chopin a Manchester.
Il Guardian ha recentemente ripubblicato una recensione di un recital tenuti da Chopin alla Manchester Concert Hall il 28 agosto 1848, pochi mesi prima della morte. La critica, originariamente pubblicata sul Guardian del 30 agosto 1848, dapprima dà una descrizione della figura fisica di Chopin: “dall’apparenza molto delicato, con un’aria quasi sofferente di debolezza nella sua andatura. Tuttavia tutto ciò svanisce non appena si siede al pianoforte, strumento in cui sembra essere del tutto assorbito”. Poi la recensione prosegue nell’analizzare la musica e lo stile del pianista-compositore, che “condividono le stesse caratteristiche: raffinatezza più che vigore, con un tocco elegante e fuggevole, piuttosto che granitico e robusto.”
Il programma del concerto comprendeva alcuni Notturni e Studi, oltre che la Berceuse e uno Scherzo. Questi brani, composti e suonati da Chopin, erano alternati ad arie d’opera cantate dal celebre soprano italiano Marietta Alboni.
La recensione completa è disponibile (in inglese) a questo link: clicca QUI
La Ghironda
La ghironda è uno strumento musicale a corde molto particolare, con una storia di svariati secoli, eppure tuttora pressoché dimenticato. La sua peculiarità consiste nel fatto che le corde non vengono sfregate da un arco, ma da una ruota di legno, controllata da una manovella, che tange le corde ruotando all’interno dello strumento. Le melodie sono ottenute grazie ad una tastiera che consente di gestire l’altezza dei suoni. È uno strumento polifonico, e consente di controllare sia l’armonia che l’accompagnamento ritmico anche attraverso suoni di percussioni ottenuti con la tecnica dei “colpi di manovella”.
La sonorità che ne deriva è del tutto differente dagli strumenti ad arco, e ricorda quella del kazoo e della zampogna, per la particolare emissione continua del suono e la presenza di più fasce sonore continue.
La versione più antica è l’organistrum, di cui si parla già in alcuni trattati del 12mo secolo. L’uso della ghironda è frequente nella musica medievale e rinascimentale, ma essa è presente anche nelle musiche tradizionali di varie culture europee. Una versione elettrificata è oggi usata da vari gruppi di musica leggera, e dal virtuoso francese Guilem Desq.
Maggiori informazioni si trovano sul sito del costruttore americano di ghironde Olympic Musical Instruments: Clicca QUI
La musica classica è oggi suonata in modo “troppo classico”?
Clive Brown, professore di musicologia presso l’Università di Leeds, ha pubblicato un provocatorio articolo sull’interpretazione della musica classica oggi, notando come troppo spesso le esecuzioni manchino dell’aspetto improvvisativo ed estemporaneo, a causa di una tendenza a cristallizzare la lettura delle composizioni con un approccio troppo classico e legato ad una ricerca di “oggettività” attraverso il rispetto totale della partitura. Brown nota che questo fenomeno è legato anche all’evoluzione sociale della musica classica, che rappresenta la “cultura alta”, e come tale nei decenni scorsi si è distinta dalla musica di consumo anche per una esecuzione che escludesse pratiche tipiche della musica di intrattenimento, come, appunto, l’improvvisazione. Brown per improvvisazione non intende soltanto la possibilità di aggiungere parti cadenzali e ornamenti (pratica peraltro appropriata in gran parte del repertorio barocco e protoclassico), ma anche un approccio che lasci spazio all’estemporaneità nella scelta del fraseggio, delle accentuazioni e della flessibilità agogica. L’articolo, che pone molte stimolanti domande sul senso della musica classica e del rapporto tra compositore e interprete, è disponibile in inglese: Clicca QUI.