∎ Notiziario AGRI&FOOD DI CREMONAFIERE Notiziario n. 95 del 22/07/2016

LATTE

Parmigiano Reggiano, massiccia attività del Consorzio contro le imitazioni

Continua l’azione di contrasto del Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano nei confronti delle imitazioni del nostro Re dei Formaggi messe in atto altri Paesi. In una nota diramata nei giorni scorsi dall’ente di tutela si legge che nell’azione di rafforzamento di un’attività volta a sradicare fenomeni dannosi per consumatori e produttori, in giro per il mondo esistono una molteplicità di imitazioni davvero impressionanti. Dal Parmessano della Colombia al Reggianto del Vietnam, al Parmezza della Polonia, nei primi sei mesi del 2016, nell’ambìto delle attività di tutela della denominazione Dop italiana, il Consorzio ha compiuto un autentico giro del mondo che ha portato a una trentina di azioni di contrasto in sede stragiudiziale, amministrativa e di denunce che sono scaturite in interventi d’ufficio da parte delle Autorità competenti in ben 8 Paesi europei. “Questi provvedimenti – ha dichiarato il presidente del Consorzio, Alessandro Bezzi – rientrano in quell’attività di contrasto di falsi che ci vede impegnati da molti anni e che negli ultimi 24 mesi abbiamo rafforzato ulteriormente soprattutto all’interno dei Paesi extraeuropei. Proprio qui, infatti, non solo si riscontra il maggior numero di quelle che rappresentano autentiche frodi per i consumatori e un danno per i nostri produttori, ma non esistono norme che impongano alle Autorità dei singoli Paesi un intervento drastico e d’ufficio a tutela delle Dop, contrariamente a quanto abbiamo ottenuto dalla Ue”. Non a caso, si legge nel comunicato del Consorzio, a guidare la classifica dei fasulli richiami alla denominazione Parmigiano Reggiano o a proporre immagini del prodotto su confezioni che contengono tutt’altro sono gli Stati Uniti con cinque interventi di diffida nei confronti di altrettante Società che proponevano salse, formaggi (alcuni contenenti anche cellulose), piatti pronti o confezioni di grattugiato ingannevolmente ispirate al Parmigiano Reggiano. Al secondo posto, a sorpresa, il Vietnam con tre opposizioni del Consorzio al deposito dei marchi “Reggianto”, “Parmesan” (denominazione in uso esclusivo al Consorzio) e addirittura “Parmigiano Reggiano” precedute dal nome del produttore. Opposizioni e registrazioni di marchi evocativi sono poi state messe in atto in Giappone, Argentina (tutti con 2 tentativi di falsi richiami al Parmigiano Reggiano) Bolivia, Cina, Colombia (tentativo di deposito del marchio “Parmessano”) e Ucraina (diffida rispetto al deposito del marchio “Parmedzyano”). In area Ue, azioni stragiudiziali e amministrative hanno interessato due produttori spagnoli e un’industria polacca intenzionata a depositare il marchio “Parmezza”, cui si sono aggiunti, su segnalazione del Consorzio, gli interventi delle Autorità competenti che si sono avvalse della protezione ex-officio legata al Regolamento Ue 1151/2012, in Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna e Svezia.

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Guglielmo Golinelli, giovane allevatore modenese, rappresenterà la suinicoltura italiana a Bruxelles

Dal 15 luglio scorso Guglielmo Golinelli, 29enne allevatore di Mirandola (MO) è entrato a far parte dell’Osservatorio del mercato delle carni bovine e suine della Commissione Europea a Bruxelles e in qualità di esperto nel Gruppo di lavoro carni suine rappresenterà il comparto suinicolo. Lo rende noto in un comunicato Confagricoltura Emilia Romagna, ricordando che Golinelli vanta tra gli altri due diplomi universitari. Uno in Scienze e tecnologie delle produzioni animali conseguito all’Università di Bologna e uno in Economia e gestione del sistema agroalimentare ottenuto presso l’Università Cattolica di Cremona, a cui si uniscono specializzazioni sul mercato della carne suina italiana e gli effetti della legge 2015 che regola l’etichettatura delle carni fresche. “Porterò all’attenzione della Commissione europea le richieste dei suinicoltori – ha dichiarato Golinelli immediatamente dopo aver ottenuto l’importante incarico – così come mi batterò per individuare strumenti che valorizzino la carne suina italiana per arrivare all’obbligatorietà dell’etichettatura dei prodotti trasformati a garanzia della massima trasparenza all’origine del prodotto”. Il giovane allevatore fa parte di Anga-Giovani Confagricoltura ed è membro di Giunta di Confagricoltura Modena. Sulla distintività del modello allevatoriale italiano ha posto l’accento anche Giovanna Parmigiani, presidente nazionale e regionale Carni Suine di Confagricoltura. “Guglielmo Golinelli è giovane, intraprendente e preparato – ha affermato – Partecipare all’evolversi del settore in ambìto internazionale può consentirgli di comprendere in anticipo le fluttuazioni del mercato e di supportare, in questo modo, i suinicoltori italiani nel loro lavoro quotidiano. In più, questi Gruppi di lavoro hanno il compito di redigere documenti utili ai commissari europei nello svolgimento dell’attività legislativa”. “Siamo stati troppo spesso assenti dai processi decisionali e di governo della Ue – ha infine dichiarato Gianni Tosi, presidente di Confagricoltura Emilia Romagna – subendo le conseguenze di scelte altrui. E’ il momento di essere protagonisti per qualificare il nostro comparto suinicolo. Adesso che oltre il 70% delle normative agricole e zootecniche sono di derivazione comunitaria, diventa strategico presidiare l’attività della Commissione europea”.

SUINI 2

Previsioni produttive fino al 2025: la Cina aumenterà la sua quota del 50%

Le prospettive per la produzione di carne suina da qui fino al 2025 sono state divulgate nei giorni scorsi dal rapporto OECD/FAO 2016. Di seguito riportiamo le previsioni elaborate da Anas (Associazione nazionale allevatori suini) suddivise per i vari ambìti interessati.
Alimentazione: i prezzi dei cereali dovrebbero rimanere su livelli contenuti nel prossimo decennio e questa circostanza darà maggiore stabilità al comparto dell’allevamento.
Prezzi: un aumento dell’offerta da parte del Nord America, della Cina, del Brasile, accompagnato da una riduzione delle importazioni da parte della Russia potrebbe determinare un contenimento dei prezzi nei prossimi dieci anni.
Produzione: nel prossimo decennio si prevede che la Cina produrrà il 50% di carne suina in più sulla scena mondiale nonostante il patrimonio suinicolo del Paese asiatico sia diminuito di 25 milioni di suini tra il 2012 e il 2015 in seguito all’attuazione della legge sulla protezione dell’ambiente che limita la produzione di suini nel sud della Cina e che ha determinato un trasferimento della produzione nel Nord del Paese. L’America del Nord, dopo aver superato le conseguenze della Ped, contribuirà nella misura del 14% all’aumento della produzione mondiale. Un aumento produttivo è previsto anche in Brasile, nella Federazione Russa e in Vietnam. La produzione dell’Unione Europea crescerà marginalmente.
Consumi: il consumo pro-capite di carne suina dovrebbe rimanere sostanzialmente stabile. Un eventuale aumento dovrebbe riguardare Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. Negli ultimi anni, in America Latina, il consumo di carne suina è cresciuto rapidamente spinto da un aumento della produzione interna e da prezzi favorevoli che l’hanno posizionata tra le carni preferite dai consumatori, insieme a quelle avicole.
Commercio: secondo il Rapporto nei prossimi 10 anni gli Stati Uniti aumenteranno le esportazioni di carne, mentre l’export dell’Unione Europea crescerà in maniera ridotta. Per quanto riguarda le carni suine, il Brasile aumenterà le proprie esportazioni verso la Federazione Russa avvantaggiandosi del bando imposto dalla Russia ad alcuni fornitori tradizionali.
Fattori di incertezza: le politiche commerciali determineranno i cambiamenti più significativi nelle dinamiche del mercato mondiale della carne. Un altro aspetto determinante è il bando imposto dal 2014 dalla Federazione russa a USA, Australia, Norvegia, Canada e UE, circostanza che sta favorendo le esportazioni di carne suina del Brasile. Inoltre, l’applicazione delle normative di tutela ambientale e della salute animale influenzeranno lo sviluppo della zootecnia poiché imporranno la necessità di sostenere nuovi costi di adeguamento. Infine, altri due fattori saranno determinanti per il futuro del comparto: in primo luogo la possibile introduzione di nuovi vincoli per la riduzione delle emissioni dal momento che il comparto zootecnico viene considerato da alcuni un settore determinante nell’emissione dei gas serra (GHG); il secondo aspetto è legato alla possibile riduzione dei consumi a causa delle notizie in base alle quali il consumo di carni lavorate ha conseguenze negative per la salute.

MATERIE PRIME

Copa Cogeca prevede un 2016 con meno grano tenero e semi oleosi

Rispetto al 2015, la produzione di grano tenero e semi oleosi in tutta Europa quest’anno si ridurrà. Lo rende noto in un comunicato Copa Cogeca sottolineando che il decremento è da imputare principalmente alle cattive condizioni atmosferiche e all’aumento di organismi nocivi e malattie. Secondo Max Schulman, presidente del gruppo di lavoro “Cereali”, “le ultime previsioni mostrano che il grano tenero europeo è calato del 3,5% quest’anno e le rese sono inferiori, soprattutto a causa delle condizioni climatiche sfavorevoli, che vanno dalla siccità all’eccesso di pioggia nel centro Europa. La produzione cerealicola della Ue a 28 registra un leggero aumento dell’1,3% rispetto allo scorso anno, ma la situazione per il grano tenero e l’orzo dovrebbe peggiorare e i dati dovranno essere probabilmente corretti al ribasso. Vi è altresì grande incertezza in merito alle previsioni per il mais, in quanto la stagione è cominciata in ritardo ed è mancato il sole”. Shulman ha sottolineato inoltre che quest’anno molti Paesi hanno anche notevoli problemi con gli organismi nocivi e le malattie, sempre più difficili da contrastare a causa della resistenza sempre maggiore ai prodotti fitosanitari. Nello stesso tempo il presidente del gruppo di lavoro “Semi oleosi e colture proteiche”, Arnaud Rousseau, ha dichiarato che “la produzione di semi oleosi di tutta Europa è diminuita dell’1,7% rispetto al 2015. La colza in particolare ha subito una drastica riduzione del 5,1% in parte a causa delle difficili condizioni climatiche, ma anche per l’aumento di organismi nocivi e malattie. La riduzione delle superfici è anche legata alla politica della Ue in materia di pesticidi e alla graduale scomparsa dei prodotti fitosanitari. Inoltre, il dibattito sul peso attribuito al biodiesel nel prossimo pacchetto energia e clima rende gli agricoltori incerti nella loro pianificazione delle nuove colture per il raccolto 2017. Nondimeno – ha proseguito Rousseau – la produzione Ue di colture proteiche aumenterà del 5,7% rispetto al 2015. Questo è dovuto parzialmente alla nuova politica agricola comune, si tratta di una notizia positiva per il settore zootecnico europeo, ma occorre garantire che i volumi prodotti trovino sbocco sul mercato”.

Flash dall’agroalimentare nazionale e internazionale

Dura posizione di Confagricoltura sulla crisi dei prezzi del grano

“Anni di colpevole disinteresse per le produzioni estensive agricole italiane e in particolare per quelle cerealicole, fanno sentire il morso di una crisi che coinvolge più del 30% della produzione agricola italiana”. Lo ha sottolineato la Giunta di Confagricoltura esaminando la situazione del mercato cerealicolo che vede un ulteriore calo delle quotazioni al termine della raccolta. “In appena due anni – sottolinea in una nota Confagricoltura – il prezzo è crollato di oltre il 40% con quotazioni attuali scese addirittura sotto le 200 euro/ton. Quotazioni decisamente superiori si hanno invece in Francia (circa 250euro/ton e Canada, circa 277euro/ton a giugno). (Fonte: www.confagricoltura.it) (LEGGI DI PIÙ)

Export dell’agroalimentare made in Italy, a maggio un balzo di +13,6%

Con un aumento record del 12,1% è l’agroalimentare made in Italy a far registrare la maggiore crescita tendenziale delle esportazioni. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi al commercio estero nel mese di maggio 2016, dalla quale si evidenzia che l’agroalimentare made in Italy quest’anno vola verso un nuovo record delle esportazioni, che già nel 2015 avevano raggiunto il valore massimo di sempre a 36,9 miliardi di euro. La crescita maggiore, sottolinea in una nota Coldiretti, si ha all’interno della Ue con un +13,6% ma l’aumento dell’agroalimentare è rilevante anche fuori dai confini comunitari con un +9,6%. (Fonte: www.coldiretti.it) (LEGGI DI PIÙ)

In Italia frena la chiusura delle aziende agricole

Il rapporto AgrOsserva relativo al primo trimestre 2016 evidenzia che l’avvio dell’anno per il settore agroalimentare, sulla scia della ripresa evidenziata a partire dal 2015, è positivo. Nello specifico, il comparto di agricoltura e agroindustria ha chiuso il 2015 con una crescita più robusta di quella registrata dall’economia nazionale, considerata nel suo complesso: il valore aggiunto del settore registra una crescita del 4,2% a valori correnti e del 2,3% in volume. Si sta progressivamente esaurendo la tendenza strutturale alla diminuzione del numero di imprese agricole che ha caratterizzato l’economia italiana dal secondo dopoguerra in poi. Rispetto al marzo 2015 il saldo resta ancora negativo: -4.275 unità pari al -0,6% in termini tendenziali, ma è anche il più contenuto da 5 anni. (Fonte: www.ismea.it) (LEGGI DI PIÙ)

E’ nata Agrifood Monitor, una piattaforma per incentivare l’export

Il 12 luglio scorso Nomisma e Crif hanno lanciato la piattaforma Agrifood Monitor, un unico strumento dinamico dati di fonti diverse per delineare un quadro di analisi completo, dalla struttura del settore in Italia ai trend sui mercati internazionali, per offrire alle imprese italiane una bussola completa e aggiornata oltre a benchmark di immediata comprensione a supporto dello sviluppo di efficaci strategie di internazionalizzazione e di marketing. “Se vogliamo arrivare al traguardo dei 50 miliardi di euro di export agroalimentare entro il 2020 dobbiamo affrettare il passo, investendo maggiormente su mercati a più alto tasso di crescita economica come quelli asiatici: le nostre stime ci dicono infatti che con lo scenario economico attuale rischiamo di raggiungere l’obiettivo solo nel 2024”, ha dichiarato Andrea Goldstein, managing director di Nomisma. (Fonte: www.nomisma.it) (LEGGI DI PIÙ)

Previsioni nella Ue, per carne e seminativi uno scenario a luci e ombre

Il Report “Prospettive a breve termine per i seminativi, per i mercati lattiero-caseari e della carne in Ue per il 2016 e il 2017” pubblicato dalla Commissione europea evidenzia che a livello comunitario la produzione di carne di pollame dovrebbe aumentare ma in maniera percentualmente inferiore agli anni precedenti. Il forte incremento delle esportazioni di carni suine (+18% su base annua) in particolare verso la Cina, dovrebbe permettere una ripresa dei prezzi in Ue che sono rimasti molto bassi nel corso del 2015. Le materie prime cerealicole per il terzo anno consecutivo dovrebbero fornire raccolti eccezionali ad eccezione del mais. Pertanto con le scorte in aumento i prezzi rimarranno bassi nella prossima campagna. (Fonte: www.unaitalia.com) (LEGGI DI PIÙ)

Negli USA aumentano le scorte di mais, soia e grano

Le scorte di mais negli USA sono in aumento. Il valore registrato il 1 giugno scorso è infatti superiore del 6% rispetto a quello registrato un anno prima. Il dato emerge dal rapporto Grain Stocks pubblicato dall’Usda (Dipartimento statunitense dell’agricoltura. Le scorte attualmente detenute nelle aziende agricole sono pari a 2.471 miliardi di bushel, il 9% in più rispetto all’anno scorso. Sempre secondo l’Usda nel 2016 le scorte di soia raggiungeranno gli 870 milioni di buschel, evidenziando quindi una crescita del 39% rispetto al valore rilevato il 1 giugno 2015. Per quanto riguarda le scorte di grano la crescita è del 30%, mentre per il grano duro si registra un +9%. (Fonte: www.mangimiealimenti.it) (LEGGI DI PIÙ)

Federalimentare e Accademia dei Georgofili insieme per far conoscere all’estero l’industria alimentare italiana

L’intento è quello di promuovere e attivare, anche a livello internazionale, iniziative congiunte volte a far conoscere l’industria alimentare italiana. Nasce da questo obiettivo il protocollo di intesa firmato nei primi giorni di luglio tra Federalimentare, (Federazione italiana dell’industria alimentare) e l’Accademia dei Georgofili. L’impegno comune sarà quello di valorizzare le azioni e i modelli di produzione e consumo sostenibili stimolando, anche attraverso lo strumento del Cluster tecnologico nazionale agrifood, l’impegno in ricerca e innovazione tecnologica, formazione e trasferimento delle conoscenze. Al centro la competitività dell’industria alimentare, in particolare delle piccole-medie imprese per assicurare all’industria alimentare italiana uno sviluppo adeguato al mercato interno e internazionale. (Fonte: www.federalimentare.it) (LEGGI DI PIÙ)

I cambiamenti imposti dalla Brexit, che in ogni caso non arriveranno prima di due anni

Cosa cambierà con la Brexit per le certificazioni bio? A questa domanda risponde in un articolo pubblicato su clal.it Matteo Bernardelli che ha sentito in merito il Consorzio per il controllo dei prodotti biologici di Bologna (Ccpb), sottolineando comunque che la Brexit non sarà operativa prima di due anni. Secondo il Consorzio, scrive Bernardelli, per i consumatori italiani non cambierà molto posto che nelle etichette dei prodotti britannici che arriveranno nei supermercati e negozi italiani si potrà leggere la provenienza, esattamente come accade ora. Allo stesso modo alle aziende, soprattutto quelle che esportano prodotti bio italiani nel Regno Unito, che sono molto più numerose rispetto alle concorrenti che importano nel nostro Paese, si ipotizza non verranno richiesti particolari adempimenti in più rispetto a oggi. (Fonte: www.clal.it). (LEGGI DI PIÙ)